Parigi Presences Electronique ’15

0
1392

Immaginate tre giorni di concerti di musica d’avanguardia in auditorium avveneristici, dove maestri della sperimentazione elettronica intrattengono un pubblico esigente e assetato di novità. Immaginate poi che la parola d’ordine sia gratis perchè la cultura deve essere accessibile a tutti per davvero.
No, non siamo in campagna elettorale e queste non sono promesse al vento, come in Italia siamo tristemente abituati a sentir pronunciare da politici in caccia di voti (i famosi spazi per i giovani di cui ci si ricorda sulo una volta ogni cinque anni).

Questa utopia esiste sul serio, si tiene a Parigi da ben undici anni e si chiama Presences Electronique.

La capitale francese tende ad essere vittima della propria apparenza venendo ricordata per i soliti luoghi comuni: sfilate di moda, aperitivi con pastis e perrier, passeggiate sul lungo Senna fino Notre Dame, clubbing pettinato e banlieue dove parkour e fracassa il cranio allo sbirro sono discipline olimpiche. Ma basta allungare di poco lo sguardo per scoprire una città viva, culturalmente vivace.

C’è un conservatorio in ogni quartiere, l’offerta di concerti gratis di classica contemporanea è enorme.” racconta Valentina alias Mushy alias Phantom Love che da Roma si è trasferita da queste parti circa sei mesi fa. Certo il costo della vita non è quello berlinese, ma lo Stato fornisce una serie di aiuti concreti per riuscire a mandare avanti un’attività artistica.

Bruno Sacco vive sotto la Tour Eiffel da sedici anni, la sua Gravite Records si è ritagliata un ruolo da protagonista nella new wave of techno a colpi di qualità. Insieme a lui visitiamo i quartier generali del djing locale, il negozio Techno Import e il distributore Syncrophone alla Bastiglia (cuore della movida notturna), tappe obbligatorie per gli amanti del vinile.

L’appuntamento del venerdì con il festival è alle 19 presso il Centquatre, una struttura polifunzionale tra i palazzoni di Riquet e Stalingrad che offre l’opportunità ai ragazzi di provare i loro passi di danza in ogni angolo dei propri spazi.

Tra le altissime pareti in legno della Salle 400, una stanza appositamente progettata per ottenere la migliore esperienza acustica possibile, Keith Fullerton Whitman da il via alla manifestazione con una perfomance in due tempi: il primo dedicato ai suoi astrattismi modulari, e il secondo all’omaggio al pioniere Ilhan Mimaroglu (1926-2012) con la spazializzazione di TRACT (1972-74), composizione di musica agit-pop per banda elettromagnetica.

Il resto della serata lo trascorriamo nella Nef Curial e le sue casse dalle forme futuristiche. Qui ci godiamo il live electro-acustico di Vincent Raphael Carinola ispirato ai versi del poeta Federico Garcia Lorca, lo show audio/video Super Color Palunar di Lionel Palun e Jerome Noetinger aspettando i piatti forti della serata.
Antoine Chessex è uno dei più famosi compositori d’avanguardia svizzeri; stasera è alle prese con un sassofono che attraverso distorsioni e delay trasforma in un polverizzatore di mondi. L’impatto è devastante, è come trovarsi davanti al baratro dell’estinzione. Il colpo di grazia lo abbatte Pete Swanson che, seguendo il percorso di Dominick Fernow, è sempre più a suo agio nei panni del castigamatti techno. Solo per timidezza non ci siamo alzati a ballare un set gustosissimo!

Ancora esaltati e vogliosi di far festa decidiamo di aspettare l’alba al Concrete, il club techno numero uno in città.

Da circa un anno la situazione si è trasferita da una ex stamperia di periferia su un battello in pieno centro.
Il locale è diventato famoso soprattutto per i lunghi afterhours che si riversano in after tea da domenica mattina fino alle 2 di lunedì, ospitando in consolle i nomi più importanti del circuito house e techno.

Il venerdì sera la clientela è giovane e arriva già verso le 21 guadagnandosi l’entrata for free. Molte le ragazze e se ci fossero un po’ meno uomini si starebbe decisamente meglio. Non che siano molesti, ma il loro vagare su e giù come anime in pena ti impedisce di ballare tranquillo senza doverti spostare ogni cinque secondi o rischiare una doccia con un preziosissimo cocktail da 10 Euro.

L’impianto Funktion One, complice un soffitto basso, impone la sua voce con ferma autorevolezza, e in consolle i resident As Patria selezionano dischi dai toni cupi e deep.
Main act del party è il caro vecchio Karl O’Connor che, in linea con quanto proposto al Varvara Fest Preview, spinge beats taglienti e affonda nella carne con le schegge metalliche di un corpo rave andato in frantumi.
Efficace, interessante e soddisfacente, Regis è condannato a essere suo malgrado un’icona techno della quale tutti abbiamo estremo bisogno, ma si vede lontano un miglio che la sua passione sta guardando altrove.

Chiudiamo col set altalenante di Xhin, che commette un mezzo passo falso tra techno ben piazzata, loops tech-house e riflessi disco.

Il sabato è la giornata meno coinvolgente del Presences Electronique, ma almeno prima di quella miracolata della Holly Herndon, noiosa oltre i limiti, ci immergiamo in un ripasso dei Pan Sonic con Ilpo Vaisanen che come facilmente prevedibile non delude anche senza proporre nulla di nuovo se non classe. Simpatico il tributo a Bernard Parmegiani mancato nel 2013 con film d’epoca da lui sonorizzati.

L’ultima sera invece è piuttosto ricca fin dal pomeriggio a partire dagli show ambient glitch di Regis Renuard Larivière e Benjamin Thigpen.

Ci sorprende il divertentissimo live per theremin e cassa acustica riverberata di Thierry Balasse, e applausi a scena aperta per madame Zavoloka che riassume tutti gli spunti migliori che abbiamo assorbito durante il festival.
Norbert Moslang, pioniere del circuit bending, si cimenta in un riciclaggio sonoro di oggetti elettronici non musicali. Tocca quindi a Charles Cohen e al suo Buchla Music Easel il compito di chiudere alla grande l’evento.

La sua performance è un’improvvisazione libera sul tema del futuro tra Orwell, Bradbury e Huxley. Non finiremo mai di ringraziare Rabih Morphosis per aver rilanciato un genio di tal calibro.

Il Presences Electronique si conferma eccellenza della musica elettronica per proposta artistica e organizzazione, la location da sola vale il biglietto aereo, un’occasione irrinunciabile per scoprire quanto sia vasto l’universo fuori dal dancefloor.

Federico Spadavecchia

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here