Il creativo dove lo metto: spopola la campagna #coglioneno

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Tre spot per una campagna virale che sta facendo ancora parlare di sé. Tre video che hanno invaso il web e i social network al grido di “#coglioneno”. Tre giovani video-maker hanno dato vita alla prima “rivoluzione creativa”: dignità per i professionisti creativi bistrattati dalla società e dal mondo del lavoro. Non senza qualche polemica, visto che tutti vogliono fare i “creativi” ma pochi, per esempio, i macellai.

Si chiamano Niccolò Falsetti, Stefano De Marco e Alessandro Grespan e, insieme, hanno fondato il collettivo Zero. Abili conoscitori del linguaggio per immagini e originali manipolatori del fotogramma, si sono inventati tre video che, in pochi giorni, sono divenuti virali e hanno fatto il giro della Rete. Non sono mancate le critiche, ma i creativi di tutta Italia hanno cominciato ad affilare le matite e ad armare i mouse. Accompagnati dal claim “#coglioneno”, gli spot, caricati il 12 gennaio su Youtube,  hanno totalizzato più di un milione e duecentomila visualizzazioni.
Essere un creativo, oggi e non in senso lato, significa dover continuamente spiegare ad amici, parenti, familiari che cosa fai nella vita. Significa barcamenarsi tra le parole per spiegare che sei un professionista della comunicazione, un editor, un copywriter, un art director, un grafico, un programmatore, uno sviluppatore; che lavori nel settore dell’editoria e dei media oppure che sei un designer, un autore, uno sceneggiatore, uno scrittore, un giornalista, un blogger, un video-maker, un editor, un fotografo, un illustratore, un traduttore, un curatore. Tutte cose che l’amico dell’amico del cugino fa come hobby quando torna a casa dal lavoro o nei ritagli di tempo e non chiede un euro per farlo.
Che la cultura in Italia sia stata, ormai, relegata in un angolo angusto e polveroso, è inutile ribadirlo. Che le professioni a essa collegate siano caratterizzate da una certa intangibilità per cui difficilmente se ne riconosce la dignità, anche retributiva, è un problema che va affrontato adottando un’ottica più ampia. Oggi, in generale, soffrono tutte le professioni, non solo quelle “creative”, in parte per le conseguenze di questa crisi infinita, in parte per l’alibi che certe aziende hanno abilmente costruito per tirare al ribasso e “speculare” sulla pelle dei lavoratori. La differenza è che, spesso, i creativi non hanno uno specifico inquadramento giuridico e non possono fare riferimento a contratti nazionali con le conseguenti tutele; nella maggior parte dei casi sono freelance e, in situazioni abbastanza frequenti, lavorano gratis perché, come dicono i protagonisti dei video della campagna #coglioneno, “per questo progetto non c’è budget, ma ti fa curriculum e ti dà visibilità”. E anche chi si mette in proprio e tenta la strada imprenditoriale fatica a trovare clienti “paganti” perché pochi sono disposti a spendere soldi per qualcosa che “chiunque” può fare in cinque minuti. O perchè, in fondo, quello che si fa è un “divertimento”, un piacere, una passione, un hobby: mica un lavoro.
In Italia, sono ben “2 milioni i professionisti che operano in tutti gli ambiti delle professioni creative. Non hanno un nome definito, possiedono alti livelli di formazione, sono ignorati da governo e istituzioni, ma producono il 5,8% del nostro Pil, 80,8 miliardi di euro (rapporto 2013 Unioncamere/Fondazione Symbola).
Ti sogneresti mai di dire a un idraulico, un antennista, un giardiniere che, per il suo lavoro, “non c’è budget”? Lo scopo della campagna #coglioneno è, dunque, quello di chiamare a raccolta tutti i creativi per rivendicare il valore strategico di questa categoria professionale che, al pari delle altre, può realmente contribuire alla crescita dell’Italia. Una vera rivoluzione per rilanciare il valore dei mestieri creativi nel nostro paese e anche la sua economia, partendo anche da un manifesto e da alcune proposte operative:

– Creazione di forme contrattuali innovative che tengano conto della specificità delle professioni creative e della loro valenza strategica.

– Sostegno alle donne, tutela della maternità, contributi alle famiglie.

– Garanzia di tempi e modalità di pagamento per professionisti e free lance con accesso gratuito a un Collegio Arbitrale di Conciliazione, gestito dal Sistema Camerale, tenuto a esprimersi sulla base di un Codice Deontologico condiviso.

– Istituzione di un Fondo di Solidarietà, inserito nel contratto o contestuale alla prestazione d’opera, per aiutare professionisti in difficoltà e il reinserimento nel mondo del lavoro degli over 45.

– Collocamento obbligatorio per prestazione d’opera, consulenza, direzione creativa (modalità Enpals), con accesso a indennità di disoccupazione e riconoscimento dell’attività creativa nel diritto d’autore, con ritenute calcolate sul 75% del reddito, come già avviene per nella “cessione dei diritti”.

– Riformulazione del quadro RL della Dich. dei Redditi e dei relativi studi di settore, con deduzione di attività culturali e di studio, con modifica dei coefficienti di calcolo previdenziali previsti dalla gestione separata Inps.

– Riforma della Legge n. 4 del 14/12/2013 “disposizioni in materia di professioni non organizzate” che ignora le specificità delle attività creative e la continua trasformazione delle professionalità.

– Riduzioni fiscali e incentivi per start up. Incentivi per under 30, factory, realtà collettive. Regolazione del Sistema Gare, rimborsi di partecipazione e riconoscimento della voce “creatività” nei formulari. Obbligo per le PA di inserire nelle giurie, professionisti operativi nelle aree in oggetto.

– Detrazione per ricerca e sperimentazione. E incentivi per stage, apprendistato e assunzioni nell’area creativa.

– Ammortizzatori sociali anche per aziende prive dei minimali per accedere a cassa integrazione o mobilità.

– Agevolazione fiscale per “cessione del diritto d’autore” per chi svolge attività creativa.

– Allargamento del Diritto d’Autore a nuove categorie, forme espressive e tecnologie. Per ridurre disparità di trattamento che non tengono conto dei continui cambiamenti tecnologici e sociali.

– Adeguamento legislativo e di indirizzo del concetto di “idea software” e “brevetto astratto”: concetti oggi privi di rilevanza e tutela giuridica.

– Nuove modalità di deposito/data certa, per permettere a chiunque di accedere a sistemi di deposito/registrazione. Liberi di applicare il diritto d’autore su una propria idea o realizzazione, o di poterla offrire in modalità free-software, mantenendone la “paternità”.

– Riformulazione e codifica del Diritto d’Autore per creatività commerciali (comunicazione, eventi, spettacolo, web, editoria) alla luce della sentenza Bertotti contro Fiat (n.3508 del 2011 Trib.Torino), che ha riconosciuto la proprietà intellettuale della comunicazione pubblicitaria.

– Riforma/sostituzione della SIAE con un nuovo soggetto di tutela. O possibilità, come avviene in altre nazioni, di attivare più organismi di gestione, riscossione e promozione delle attività creative.

Creativi alla riscossa, dunque. Ma bando a chi si improvvisa. Anche in questo campo serve preparazione, competenza, buona volontà, impegno, capacità di sapersi distinguere professionalmente dagli altri. I creativi di Zero ci sono riusciti, dimostrando originalità e intelligenza. Vero è che siamo tutti un pò creativi, ma se si vuole canalizzare questa creatività per farla diventare un mestiere, al di là dei problemi strutturali ed economici del nostro Paese, occorre tenere i piedi ben piantati per terra e investire nella qualità  del proprio lavoro.

Fonte: Siracusa Online

Silvia Caruso
(Senior Editor del quotidiano Siracusa – Online  )

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