Alva Noto & Sakamoto “Summvs” (Raster Noton)

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E’ quasi incredibile trovarsi per la terza volta in praticamente neppure un anno a parlare di un nuovo progetto con protagonista Carsten Nicolai.
Non sono allora bastate le collaborazioni di altissimo profilo con Blixa Bargeld e Ryoji Ikeda per saziare la sua fame creativa; l’artista tedesco ha sentito la necessità di chiamare l’amico Ryuichi Sakamoto per aggiungere un capitolo alla loro opera più emozionale/emozionante iniziata ormai nel lontano 2002 e messa in pausa nel 2007 dopo l’uscita di utp_.
L’incontro tra questi due pilastri della musica contemporanea va come sempre oltre il semplice dialogo tra classicismo e tecnologia. Il titolo è già chiarificatore del percorso che ci attende: la summa delle passate esperienze basata sul versus, sull’eterno confronto tra approcci differenti alla materia.
In un universo parallelo in cui la visione d’insieme viene offuscata dal dettaglio, la sostanza consiste nelle sfumature: gli interventi di Alva Noto negli spazi vuoti tra gli accordi al pianoforte del Maestro giapponese sono talmente eterei da apparire alle orecchie dell’incantato ascoltatore come un’illusione percettiva. Grazie al glitch e agli echi il silenzio stesso diventa musica.
Tedeschi e Giapponesi hanno insita nella propria storia e nel proprio DNA la ricerca della perfezione, ne sono così ossessionati da sacrificare ogni cosa pur di ottenere una superficie liscia e asettica.
L’arte teutonica è sempre stata accusata di essere troppo algida e solenne, di non tenere conto dell’emozione riducendo di fatto le melodie ad equazioni matematiche. Minimalismo e contemplazione.
In effetti anche nel caso di Summvs la ricerca tecnica che vi è alla base è notevole, si pensi che per le tracce Microon I-III è stato utilizzato un particolare pianoforte (piano metamorfoseador en dieciseisavos de tono disegnato da Julian Carillo Trujillo e messo a disposizione dall’Università di Berna) ad intervalli di un sedicesimo.
Vi sono anche due cover di By this river (l’originale del 1977 era firmata Brian Eno, Moebius e Roedelius) volte ad esplorarne il fascino sia a velocità normale che in slow motion.
Come in tutte le grandi opere nipponiche la carica sentimentale è delicatamente impressionante.
La malinconia quotidiana della metropoli al tramonto è una sensazione da cui non si può scappare: le persone, come le note di Sakamoto, sembrano vivere isolate ciascune nel proprio mondo ma in realtà ricercano disperatamente il contatto umano a prova della loro esistenza.

Federico Spadavecchia

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