Dario Zenker @ The Beach, Torino

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e insomma forse è la solita storia di clubbing, che inizia presto alla sera con un viaggio un pò in treno un pò in macchina, a spiegare all’Alberto lo slancio snob/socialista di Common People dei Pulp, e che va avanti a colpi di Moskovskaya liscia e beats sincopati fino al mattino, ma vale sempre la pena di essere raccontata no?
Andare a Torino per me è come tornare a casa, troppi amici e luoghi a cui sono affezionato, e siccome dall’inizio della stagione invernale sembrava che il destino si opponesse con tutte le sue forze ad una mia visita mettendo in campo un arsenale di neve e scioperi, quando è venuta fuori la data di Zenker al The Beach non me la sono lasciata scappare.
Arriviamo ai Murazzi che sono appena le undici e questo ci permette di osservare da vicino la costruzione del party (ideato dal team MOOD. e dai ragazzi di Torino Quality Clubbing), dal soundcheck al giro per i vari pubs a smazzare flyers.
L’impegno dei due staff è veramente notevole e Matteo aka Gandalf ci spiega come anche a Torino i giovani stiano cambiando abitudini riamanendo fino a tardi in giro per i bar (anche perchè ormai sono tutti dotati di consolle) posticipando sempre di più l’ingresso nei clubs; per di più la sovraproduzione di eventi da punto di forza della città è diventata causa di un’eccessiva frammentazione del pubblico.
Dopo il giro di pubbliche relazioni, al locale la festa sta già cominciando…
Il The Beach è un perfetto club in stile europeo con la pista a dominare l’intero spazio e ad impattare direttamente sui ballerini con un impianto ben disposto ed un’ampia consolle rialzata.
Illuminati da suggestive retroproiezioni non ci resta che buttar giù la vodka numero uno e lottare sul dancefloor contro il freddo pungente della riva del Po.
A far gli onori di casa ci sono tre djettes tanto carine quanto brave: Ramona, Samantha ed Ela sono vere material girls: senza tanti fronzoli o complimenti, si alternano ai comandi squotendo la pista con un sound deciso e ricercato, piegando al loro stile generi di tendenza come nu house, minimal e dub tech.
Dario Zenker, invece, è il classico Dj nerd da cameretta tutto giradischi e pc, che non appena vede la mia felpa della label dubstep Skull Disco parte in quarta nel raccontarmi che ha tutti i loro dischi. Per quello che mi riguarda Dario oltre ad essere un talento, capace di affermarsi sia come Dj al mitico Harry Klein di Monaco che come producer di successo per labels del calibro di LoMidHigh e Vakant, è soprattutto un vecchio amico, visto che era già venuto a trovarci allo Zerodieci la scorsa stagione, insieme alla sua famiglia acquisita argentina composta da Violett, Dilo, Funzion e Gurtz.
A differenza della serata genovese per quest’occasione Dario si esibisce in un live set basato come ormai è consuetudine generale su Ableton.
Battiti profondi e riverberati, echi dub in cui si materializzano archi post Detroit, gli arrangiamenti sciolgono melodia e ritmica in un unico cocktail inebriante.
Allegri e con gli occhi chiusi balliamo senza sosta fino a fine set.
Più tardi Dario mi confermerà che la dimensione live gli consente di sperimentare molto di più del dj set, e di conseguenza può dedicarsi alle sonorità che preferisce.
Le ragazze sono di nuovo ai piatti e il party continua fino alle 4 e un quarto quando la direzione del locale decide di imporre la chiusura perchè l’affluenza al bar non è quella sperata .
Ora fermo restando che riempire un locale grande come il The Beach è una bell’impresa per chiunque, e l’arrivo del pubblico verso l’una di certo non aiuta (senza stare a parlare poi della legge presa in giro sulla limitazione degli alcolici), è abbastanza frustrante per i clubbers sentirsi mandar via sul più bello perchè la proprietà non sta incassando abbastanza, ed inoltre è una mancanza verso gli staff coinvolti che per mettere in piedi quelle quattro ore di spettacolo hanno lavorato per settimane.
Ma d’altronde in Italia va così, chi si fa il culo per portare avanti una PASSIONE è costretto a chiudere o comunque a ingoiare parecchi rospi; al contrario coloro i quali dispongono di grandi mezzi non si degnano minimamente di offrire un prodotto all’altezza se non per amore della Musica almeno per il rispetto dei clubbers/consumatori, che dopo aver pagato un salatissimo biglietto vengono cacciati a malo modo dalle forze dell’ordine ad evento appena iniziato per le continue risse: gli organizzatori avevano venduto molti più ingressi di quelli che il locale poteva contenere.
Polemiche a parte ringrazio Gandalf e la sua crew per l’ottima musica e ospitalità, se Torino alla fine resta l’isola felice del clubbing nazionale è merito di gruppi come MOOD.

Federico Spadavecchia

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