Sabato scorso approfittando della promettente serata organizzata al Link con i tre indiscussi protagosnisti della scena minimale spagnola, Alex Under, Damian Schwartz e Tadeo, ho deciso di farmi una bella gita in quel di Bologna e così alle 8 di mattina ero già in viaggio.
Il capluogo emiliano è davvero una città molto accogliente e sorvolando sui percorsi turistici assolutamente casuali intrapresi dal sottoscritto e dal suo compagno di viaggio che, per quanto a tratti esilaranti, non credo vi possano interessare più di tanto, preferisco parlarvi del bel negozietto di dischi in cui mi sono imbattuto.
Come credo voi tutti carissimi lettori di Frequencies sapete il djing è una malattia spietata e contagiosissima che, non soltanto costringe chi la contrae a sperperare intere fortune in cerchi di plastica nera, ma, ancora più subdolamente, li dota di uno speciale senso dell’orientamento che consente loro di individuare i negozi meglio forniti anche in città che non conoscono affatto.
Ecco questo è proprio ciò che mi è capitato: stavo cercando un bar dove consumare uno spuntino veloce, quando SBANG!! passo di fianco ad un negozio con un poster di Aphex Twin in bella mostra che in un attimo cattura tutta la mia attenzione.
Il posto si chiama Disco D’oro ed è situato nei pressi di via Galliera. Praticamente è la risposta emiliana ai negozi di dischi inglesi e tedeschi, con grandi scaffali pieni di cd per tutti i gusti e vasche olimpioniche di vinile, insomma una sorta di Spacehall tortellini remix!!!
E dopo questi sempre utili consigli per gli acquisti veniamo alla serata in questione con tre artisti che era da tempo che desideravo ascoltare.
Non è neanche mezzanotte che inizia a formarsi la coda davanti al mitico centro sociale bolognese che, a mio avviso, rappresenta la migliore situazione della Penisola.
Quanti altri locali italiani conoscete che offrono una programmazione così ricca a prezzi tanto abbordabili? Quali altri locali vi scontano il prezzo del taxi dal biglietto d’entrata?
Ecco cosa vuol dire fare le cose per pura e semplice passione ed il perchè del mio giudizio.
Una volta entrati notiamo come sul palco due Macbook dominano la scena, ed infatti ad aprire le danze è proprio un live act: Damian Schwartz.
Sonorità minimali ma al tempo stesso corpose, melodie latineggianti ed happy ma allo stesso tempo ipnotiche sono le caratteristiche principali di un set che ha portato tutti quanti in pista scaldando l’atmosfera sempre di più fino a quando dopo un’ora e mezza abbondante tocca all’ormai famosissimo Alex Under.
Under è uno dei pochi artisti che in questi ultimi anni è riuscito ad inventarsi un genere tutto suo facilmente distinguibile dagli altri. Il suo sound ben rappresenta infatti l’evoluzione minimale dell’hardgroove iberica: cassa scandita e profonda, percussioni latine e squillanti synth argentini.
E’ veramente difficili restare fermi e anche chi come il mio amico non è abituato a queste melodie elettroniche non può fare a meno che restare incollato al dancefloor estasiato da tanta arte e dalle bellissime ragazze che la frequentano.
Alex va avanti per ben due ore e alla fine riceve la giusta standing ovation mentre lascia il posto di comando di questo Link/Enterprise al giovane Tadeo, l’unico dei tre ad esibirsi in un classico dj set.
Tuttavia sono le 5 passate e se non voglio perdere l’unico treno diretto per Genova delle prossime 12 ore devo a malincuore andare via, ben sapendo però che un club come il Link rimane sempre lì ad aspettarti braccia aperte.
Federico Spadavecchia