Frequencies Top Festival Chart 2016

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10. Wroclaw Industrial Festival (Wroclaw, PL)

Un piccolo festival di nicchia ma dalle grandi ambizioni. Ben organizzato in una città bella e piacevole in cui soggiornare, il WIF è maturo per confrontarsi con le manifestazioni maggiori, e se starà attento a non perdere la propria visione e attitudine (in questo genere diventare un carnevale è un attimo) siamo sicuri diventerà un appuntamento fisso da segnare in agenda.

9. Atonal (Berlino, DE)

La peggiore edizione di sempre. Il 2016 riesce ad affossare un festival concepito per essere una macchina da guerra, sonica e di numeri, senza possibilità di appello.
Troppi infatti gli errori commessi dall’organizzazione dell’Atonal per poterci passare sopra, soprattutto in considerazione del fatto che stiamo parlando di una manifestazione capace di salire al vertice della catena alimentare/elettronica nel giro di appena tre anni.

8. Flussi (Avellino, IT)

Ottava edizione di Flussi, uno dei festival italiani più longevi e più coraggiosi, uno dei pochi festival che “resiste” e lo fa con il coraggio di chi non punta ai numeri e agli incassi, ma solo alla coerenza e alla ricerca continua. Quest’anno è stato davvero duro il lavoro di preparazione dell’evento, ma Flussi dimostra che non è necessario un cartellone zeppo di nomi super-hype per proporre cose di qualità, che le location sono importanti ma non sono tutto, insomma SI PUO’ FARE!

7. Berlin Club Transmediale (Berlino, DE)

Non è semplice fare un bilancio della CTM ’16, se da una parte infatti sono state fatte scelte coraggiose e premianti (Rabih curatore, l’investimento sull’avanguardia, l’aver coinvolto diversi tipi di pubblico), dall’altra sono state attuate politiche discutibili (prezzi alti, mancanza di location particolari come in passato, niente wifi nel quartier generale di Kreuzberg, centellinare gli accrediti, sono decisioni ultra penalizzanti per un evento che vive di rassegna stampa) anche per la parte dance (sacrificare la techno per le derive Uk bass come da verbo Shape ha fatto desistere molti degli abituè). A nostro avviso concentrare il programma in meno giorni ne avrebbe migliorato la fruizione, eliminando tutto il superfluo che assedia le vette raggiunte anche se altissime. Come per Unsound, niente più biglietti comprati sulla fiducia ma valutazione di volta in volta in base a costi e lineup senza fare sconti.

6. Jazz Re:found (Torino, IT)

Un bel festival fatto di ottima musica con una line up coerente al proprio concept. Un’organizzazione solida (ci fossero state le navette per il teatro della Concordia sarebbe stata perfetta) che si prende la responsabilità di portare sul dancefloor un pubblico adulto proponendo un intrattenimento di alto livello culturale.

5. Node Festival (Modena, IT)

Contro tutto e tutti. Il Node è un esempio di quanta forza possa sprigionare la passione. Nonostante l’ostilità delle istituzioni, l’indifferenza della città, e la mancanza di grandi sponsor, questi ragazzi sono riusciti a portare a termine un progetto di respiro europeo, dando a tutti la possibilità di godere di eccellenze internazionali. Cultura, divulgazione e sostenibilità. Solo applausi.

4. Bloc Weekend (Minehead, UK)/Dekmantel (Amsterdam, NL)

Due festival simili per proposta, ambizioni e bravura organizzativa (il Bloc tornato alle origini non è quella roba vista a Londra lo ricorderemo alla nausea). Se per il Dekmantel si tratta solo dell’ennesima conferma della perfetta macchina olandese, per il Bloc siamo arrivati all’ultimo capitolo della sua storia. Niente lacrime però, niente cerimonie, poche righe per dirsi addio (o meglio un arrivederci nel nuovo club londinese). Se un progetto non ha più ragioni per andare avanti è giusto chiuderlo per iniziarne un altro. Da parte nostra non possiamo che ringraziare di cuore per questi anni incredibili.

3. Presences Electronique (Parigi, FR)

Il Presences Electronique si conferma eccellenza della musica elettronica per proposta artistica e organizzazione. La location da sola vale il biglietto aereo; aggiungeteci poi il fatto che sia gratis (!!!) ed è un’occasione irrinunciabile per scoprire quanto sia vasto l’universo fuori dal dancefloor.

2. Bozar Electronic Arts Festival (Brussels, BE)

Non ci stancheremo mai di ripeterlo: investire sulla qualità, andando più in là dei soliti nomi, significa alimentare la cultura e al medesimo istante educare l’audience portandola a desiderare qualcosa di sempre più particolare e stimolante, rendendola più variegata, legandola a doppio filo a sè garantendosi in tal modo continuità per il domani. Complimenti dunque al Bozar e alla sua realtà virtuosa.

1. Bang Face Weekender (Southport, UK)

Ormai lo sapete benissimo che il Bang Face Weekender è il nostro rave preferito. L’abbiamo seguito fin dalle prime edizioni sulle coste della Manica, per poi correre in Cornovaglia e infine risalire a Southport.
La hard crew agli ordini di James Saint Acid Gurney continua a mantenere un livello altissimo, incredibile se consideriamo la totale assenza di sponsor e media partner.
Il Bang Face è la celebrazione di tutto ciò che nel mondo della musica elettronica è ancora puro; a queste spiagge i modaioli in nero non si avvicinano nemmeno. Qui vincono il colore, la fantasia, il fottutissimo sacrosanto bisogno di non prendersi sul serio e sopra ogni altra cosa la Musica.

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