Tutti Insieme Appassionatamente mit Laibach

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I Laibach sono la più importante band (o ancora meglio collettivo artistico, viste le ramificazioni multidisciplinari dei suoi membri) slovena, e finalmente sono tornati a esibirsi a Trieste. Il concerto si tiene presso il Teatro Stabile Sloveno, un punto di riferimento per le attività culturali promosse dalla vivace minoranza slovena cittadina. Non più tardi della scorsa estate i Laibach hanno tenuto uno storico concerto in Corea del Nord, che ha fatto parecchio discutere come da tradizione industrial situazionista. Lo spettacolo, in una sala gremita, propone parte dello show portato a Pyongyang, insieme a altri pezzi del repertorio storico.
Leit motiv dello show è il musical Tutti Insieme Appassionatamente, da cui la band reinterpreta alcuni pezzi con il consueto stile neo folk futurista, affilato e marziale.
Do Re Mi, The Sound of Music e Edelweiss sono infatti le tracce che aprono il secondo tempo; del primo invece segnaliamo Smrt za Smrt ed Eurovision. La recente e azzeccata Whistleblowers accoppiata alla tosta No History riportano all’attualità dell’ultimo album, mentre per i bis (due le richiestissime uscite da dietro il sipario) arrivano anche Life is Lieben e Every Man Kills, che lasciano il pubblico soddisfatto e coinvolto. Un ottimo concerto, scelta di brani interessante e particolare, insomma bravi Laibach!

Grazie a quest’occasione siamo riusciti a incontrarli per far loro alcune domande.

A Trieste presentate parte dello show che avete portato in Corea Del Nord. Possiamo definirvi come il primo gruppo occidentale a essersi esibito alla corte di Kim Jong Un?

Non ci consideriamo parte del “mondo occidentale” qualsiasi cosa questo significhi. Nella situazione politica attuale è davvero complicato stabilire un confine geopolitico tra Est e Ovest. Certo dalla prospettiva Nord Coreana, veniamo dall’Occidente.

Quali impressioni e ricordi conservate di una esperienza così particolare?

Certamente un tour a sé, ma dopo dieci giorni in Corea del Nord tutto era strano, anche tornare in Europa. La Corea del Nord è un paese che molti “paesi occidentali” detestano, o sulle cui condizioni è piuttosto diffuso scherzare, ma molte delle storie che girano sono per lo più bufale da tabloid. Non mangiano i loro bimbi, nè danno i nemici in pasto ai cani, e non è vero ci sia una popolazione affamata, o quantomeno non è un fenomeno diffuso. Ci sono problemi di continuità nella fornitura energetica ad esempio, ma possiamo dire che tutte le persone con cui abbiamo avuto occasione di comunicare erano molto gentili e calorose. Pur essendo una nazione piuttosto povera, fortemente isolata e con un sistema politico fortemente oppressivo, la gente è molto mite ed interessante,  sembra possedere un senso comune e una saggezza sconosciuti in tante parti del mondo. Non abbiamo riscontrato alcuni tratti caratteristici dell’approccio occidentale come il cinismo, il sarcasmo e l’ironia e nemmeno quella volgarità cui siamo abituati. Invece abbiamo trovato modestia, gentilezza, orgoglio. Ma sia chiaro la gente scherza e sorride, anche più che in Europa. I turisti americani ad esempio (si ci sono turisti americani in Corea del Nord!!) non sono odiati in modo pregiudizievole, ma benvenuti come tutti nella misura in cui si comportano con reciproco rispetto. I Coreani non confondono gli Americani con i giudizi sul loro governo. Inoltre entrare in Corea del Nord non è poi così difficile, anzi è più facile che entrare negli States per dire. La popolazione desidera aprirsi al resto del mondo, ma lentamente e con il proprio approccio, molto diversamente da quanto fatto dalla Cina ad esempio. Sembra che l’elite politica e culturale abbia chiaro il concetto che questa sarà una tappa da fare, anche perdendo parte della “verginità” della nazione o addirittura parte della propria personale posizione di privilegio. Ma la domanda è: questa apertura sarà realmente accettata ed aiutata dalle nazioni vicine e dalle superpotenze?

Io sono di Trieste, mi pare abbiate suonato in città diverse volte negli anni. Tornando indietro, diciamo alla situazione pre-89, nell’era dei blocchi contrapposti, Trieste era luogo geografico di connessione tra le due zone politiche, una posizione delicata in un periodo caldo. Allo stesso modo era una città dove gli abitanti dell’Ex Yugoslavia venivano anche a carpire uno sguardo sull’Occidente, il che spesso si traduceva nel riuscire ad acquistare prodotti “occidentali”. Avete un ricordo preciso di quel periodo sotto questo punto di vista?  Vi piace la città?

Ci piace Trieste, molto, è un peccato che pur essendo vicinissima le connessioni con la Slovenia non siano delle migliori. Di contro ricordiamo anche che gli Sloveni nel periodo del comunismo non erano sempre così ben accolti, anche se molti venivano dall’Ex Yugoslavia anche a spendere grosse parti dei loro averi proprio in città. Oggi molti Italiani spendono i loro soldi in Slovenia o in altre parti dell’Ex Yugoslavia, che dire, la ruota gira!

Avete in cantiere nuovi progetti?

Stiamo lavorando su diversi nuovi progetti, è difficile definire oggi quali saranno prossimi passi, certamente vogliamo sorprendere non solo chi ci segue, ma in primis noi stessi.

Sandrica Se-lecter

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