E poi ti chiedi che fine ha fatto la dance italiana, quella dal guizzo intelligente e paraculo che potevi tranquillamente sentire sia alla radio che nei club, quella che, nelle sue innumerevoli declinazioni, dagli anni ’80 alla fine del millennio ha tenuto in piedi la nostra industria discografica e piantato il Tricolore nelle charts di tutto il mondo.
Ermanno Spadati viene da Padova ed inseguendo James Holden ha trovato sè stesso, riflettendo su cosa volesse dire sul serio sviluppare uno stile personale, differente dagli altri.
Punto di partenza dell’artista è una domanda tanto semplice a dirsi quanto fondamentale per ogni produttore: “A me cosa piacerebbe ascoltare e ballare?”
Per Spada la colonna portante della musica è, da bravo Italiano, la melodia; diretta ed emozionante non c’è niente di più efficace per far scatenare il pubblico. Se poi a sostenerla c’è un basso cavernoso e progressivo il gioco è fatto.
Dopo aver pubblicato diversi singoli su altrettante etichette, arriva recentemente a fondare la propria, Lovejet, provando ad incanalare tutte le sue passioni in un’unica direzione con lo scopo di dar vita ad una nuova Pop dance, intrigante ed originale.
Renaissance è il suo primo album e, come tutti i debutti, risente in maniera evidente delle lezioni apprese, ma dimostra abilità restando sempre nella citazione colta senza abbandonarsi a facili scorciatoie.
La storia di questa rinascita si sviluppa in un mondo zuccherino dalle tinte pastello, dove anche quando scende l’oscurità non c’è timore o angoscia. Gli abitanti sono unicamente giovani: ragazzi e ragazze che comunicano tra loro con balli e carezze affettuose.
L’ora del thè in compagnia del Cappellaio Matto e di Alice con gli M83 a suonare sotto un funghetto.
Per quanto al versante djistico tutte le undici canzoni si danno il loro bel da fare per conquistare spazio in borsa. Prog house o Indie dance poco importa.
La bassline decisa a la Funk D’Void sorregge armonie ecstatiche da gustarsi ad occhi chiusi o con le mani al cielo, sudando in un club underground oppure saltando su un letto.
Federico Spadavecchia