This Must Be The Place: Laurent Garnier @ Leoncavallo

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Che cosa vuol dire esattamente essere Undrground? Dovessimo dar retta alle tonnellate di comunicati stampa che invadono siti e riviste, si direbbe che per esser considerati tali bastan giusto un nome esotico aus Berlin sul flyer e qualche riferimento musicale piazzato per lo più a casaccio, salvo poi, una volta arrivati a destinazione, trovarsi ad avere a che fare con la classicissima trafila ital discotecara fatta di liste Ciccio+10, camicie dai colletti così inamidati da far invidia ai reali prussiani, tavoli vips da 500 Euro (con il Tavernello spacciato per Moet), l’infinito vai e vieni dal cesso (che il Gutalax sia diventata la nuova droga preferita dai giovani?), l’impianto della Chicco e per finire un Dj che mixa in fila La Mezcla, Trompeta e Sky and Sand.
Poi ci sono ragazzi come Vladi e Gero, noti nell’ambiente come The Electricalz, che sbam!! in due righe ti annunciano che vogliono fare un grande regalo alla loro città, Milano, portando il più grande artista elettronico in circolazione: Laurent Garnier!!
Le loro serate Classic presso il Tunnel Club sono la miglior situazione house del capoluogo lombardo, ma questa volta si vogliono fare le cose in grande e per questo motivo l’evento viene organizzato in un luogo molto speciale: il centro sociale Leoncavallo.
Una scelta che si rivela vincente non soltanto a livello logistico (il Leo può ospitare comodamente migliaia di persone) ma anche simbolico: per una volta ad essere sotto i riflettori sono la passione per la musica ed il piacere di condividerla con gli altri, perchè quando scegli come location uno degli spazi occupati più famosi del Paese, e fissi il prezzo di un party del genere ad 8 Euro, si lancia un messaggio chiaro: la cultura è un diritto a cui tutti devono avere la possibilità di accedere!!!
Alla chiamata rispondono in massa addetti ai lavori, appassionati e semplici festaioli, ma soprattutto i tanti amici conosciuti in dieci anni di clubbing con i quali è più facile incontrarsi per le vie di una qualsiasi Capitale europea che non in Italia, ma stasera non c’è Berghain che tenga!
I cancelli aprono già alle otto per il concerto di due band death metal americane in una delle sale esterne del Leo. Le atmosfere cupe e sature di feedback non sono esattamente il preserata ideale, non tanto per i suoni, decisamente curati e coinvolgenti, quanto piuttosto per quella voglia di suicidarti nel modo più truculento possibile (magari lasciando un bel senso di colpa ai tuoi cari) che ti trasmettono.
A sdrammatizzare ci pensano i padroni di casa, gli Electricalz, in back to back con i Barking Dogs (ancora non mi spiego come mai la loro Fare una Donna non sia diventata una mega hit nu disco…), che a colpi di cassa, anche se l’impianto era già tarato per il live successivo, iniziano a far rombare i motori di quello che sarà un vero gran premio del ritmo!
L.B.S., Live Booth Session ma anche Laurent Benjamin Scan X, ovvero la formazione techno più interessante degli ultimi tempi.
Quest’anno li avevamo già incontrati in occasione del Bloc Weekend e dell’ADE, ma il loro show è un qualcosa di così eccezionale che anche solo l’idea di poter essere da un’altra parte se non a gridare sotto il palco non ci sfiora nemmeno da lontano.
A metà strada tra un’esibizione dal vivo e un dj set ma anche qualcosa di più, Laurent Garnier per l’ennesima volta dimostra al mondo di essere il migliore.

Il genio d’Oltralpe è in grado d’imbastire con apparente facilità un set degno della migliore scuola detroitiana o dirigere un musicista di calibro come Benjamin Rippert alle tastiere, suggerendogli suoni e accordi (fantastico il fraseggio su Crispy Bacon riarrangiata con French Kiss), ed uno scienziato del groove quale è Scan X a cui, come ad un pugile, viene detto sistematicamente dove assestare i colpi!
Nel frattempo in sala è il degenero, merito anche di un ottimo sound system, con migliaia di ragazzi e ragazze presi benissimo. Garnier, grazie alla sua enorme esperienza, sa parlare con ciascuno dei presenti e ad ognuno di essi stimola i punti più sensibili. Ad un certo punto mi trovo fermo, perso/immerso in una medina sonora, nemmeno il fomentatissimo tamarro al mio fianco riesce a squotermi pensando che non mi stia divertendo abbastanza, ma io sto viaggiando lucido e la mia mente di fermarsi non ne vuole nemmeno sentire parlare.
Ad un tratto però, scatta qualcosa e mi ritrovo a saltare abbracciato agli amici cantando a squarciagola.
Carica a 300 e libera una dietro l’altra Gnanmankoudji e The Man with the Red Face, avrai un popolo resuscitato, unito e pronto per l’immediata rivoluzione!!!

Durante la performance è successo di tutto: furiose scariche di 909, guerre dei mondi a colpi di cannoni al plasma e viaggi nell’ignoto iper spazio, eppure il tutto è stato sviluppato come un unico groove senza soluzione di continuità.
Dopo ben quattro ore di overdose adrenalinica si torna coi piedi per terra e si applaude di cuore, tributando il giusto ringraziamento agli artisti e alla crew che ha reso possibile quello che sicuramente sarà ricordato come l’evento dell’anno.
La Milano da bere, dei nani e delle ballerine è lontana anni luce.
Never for money, always for love.

Federico Spadavecchia

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