Be-2 “Minimum Unit Of Human Existence” (Ottagono Design Of Music)

La prima release ufficiale della sublabel di Dub-Ito porta nel mondo Zen Oikawa, pioniere del Kraut rock alle falde del Monte Fuji

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Dopo due uscite preparatorie sulla casa madre Dub-Ito (Soloist & Second Apartment e Dark Star), debutta finalmente il progetto Ottagono Design Of Music.
Etichetta, boutique, spazio dedicato alla Otaku Madness, la nuova creatura di Claudio Mate (avete presente il personaggio, vero? In ogni caso è una buona occasione per ripassare) non si pone limiti su cosa desideri veramente fare da grande. Nocera come Osaka, quindi, con i suoi appartamenti-negozi di dischi, dove tuffarsi a capofitto alla ricerca di tesori nascosti. Una riserva per appassionati al limite della malattia, con cui è possibile scoprire collegamenti assurdi tra luoghi e scene distanti anni luce.
E’ esattamente quello che è successo con Minimum Unit Of Human Existence di Be-2, prima release ufficiale di Ottagono.

L’autore nascosto dietro questa sigla ermetica è Zen Oikawa, pioniere del Kraut rock nipponico negli anni ’70, musicista d’avanguardia nei primi ’80 (quando insieme alla fidanzata Psycho fonda i Be-2). Successivamente la sua carriera prende una piega diversa portandolo a collaborare come direttore musicale per parecchi e importanti studi di animazione, tra cui il celeberrimo Studio Ghibli di Miyazaki-sama.

Nonostante la grande popolarità raggiunta con Be-2 l’abbia portato a esibirsi ovunque nel Paese, si contano pochissime pubblicazioni, giusto qualche 7″ promozionale autoprodotto, ma nulla di più. Proprio per ciò la ricerca del Mate clan è ancora più preziosa.

Minimum Unit Of Human Existence è stato composto tra il 1982 e il 1984, ma fino ad oggi mai stampato su vinile. Una testimonianza troppo potente per restare nell’oblio, imprigionata dai sigilli del tempo.
Il disco è un viaggio psichedel-esoterico nella luce astrale, condotto da corrieri cosmici che danno spina dorsale alle sensazioni new age e ambient. Il suono è come il Sole, al centro di ogni cosa, scalda e illumina.

Chissà se Manuel Gottsching ha mai sognato di pilotare Jeeg Robot.

Federico Spadavecchia