Beyond Common Ideas: Sopravvivere al Frastuono Quotidiano

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Beyond Common Ideas è un gruppo che nasce tre anni fa con l’intento di analizzare la club culture e il retroterra sociale e culturale che ha reso possibile il suo sviluppo, plasmandola ed influenzandola negli anni.
Dall’anno scorso i ragazzi di BCI hanno iniziato a focalizzarsi sull’argomento Psicoacustica, che è diventato immediatamente uno dei temi principali delle loro attività culturali: meeting vari, blogging online e, da quest’anno, serate vere e proprie con dj emergenti, cercando mettere in pratica quello di cui si è discusso durante gli incontri.
Abbiamo fatto due chiacchiere con loro.

Spiegate ai lettori chi siete, cosa siete riusciti a mettere in piedi durante le due settimane appena trascorse e soprattutto cosa volete trasmettere e a cosa puntate.
Siamo prima di tutto una squadra, nata dall’iniziale duo dei fondatori (Francesco d’Errico e Ugo Cavalcant), aiutata dall’esperienza di Lorenzo Salmi (componente a tutti gli effetti del gruppo fin dal primo meeting) e allargatasi grazie alla passione e alla determinazione dei nuovi arrivati all’interno del gruppo, che continuamente ci spingono a fare ciò che facciamo, da tre anni cerchiamo di ragionare sul clubbing e sulla scena della musica elettronica come fenomeni sociali e culturali, da due trattiamo con grande interesse anche l’argomento della Psicoacustica che riteniamo molto collegato a quello al mondo della musica elettronica. In particolare il 9 e il 15 Febbraio abbiamo realizzato il meeting “Musicteraphy” dove in due date abbiamo affrontato la musica vista come cura e come “terapia per sopravvivere al frastuono quotidiano“.
Avevate già affrontato il discorso psicoacustica l’anno scorso: queste esperienze che bagaglio culturale credete abbiano lasciato a voi, in primis, e alla scena in cui operate?
Crediamo che queste esperienze siano state e sono molto importanti per noi e chi ci ha seguiti perchè permettono di ragionare riguardo la grande influenza che i suoni hanno sulla nostra quotidianità, più in generale sul nostro stile di vita, quanto la musica possa essere esemplificativa del pensare comune e collegata ai fenomeni che caratterizzano una società.
Per quanto riguarda la scena della musica elettronica in particolare sia utile per poter ragionare in maniera consapevole su se stessa in maniera propositiva ma anche critica e a interrogarsi sul perchè oggi il fenomeno del clubbing sia così in espansione e quanto questo sia collegato alla società in cui si muove.

Continuerete ad insistere su questo argomento in futuro? Spiegateci un po’ com’è andata questa due giorni.
Sicuramente continueremo anche perchè è un argomento che può interessare anche non necessariamente gli appassionati di musica elettronica bensì gli appassionati di musica e della cultura del  suono in generale e questo ci permette di raggiungere un raggio d’utenza molto ampio.
Nella data del 9 Febbraio eravamo al Cassero insieme a Dj Balli per un meeting a ingresso gratuito in cui si partiva dal libro Apocalypso Disco, scritto proprio dal dj bolognese, nel quale l’argomento della musica come forma di resistenza alla vita quotidiana e ai suoi suoni era ampiamente trattato.
Il 15 Febbraio invece eravamo allo Spazio Barnum dove i due giovanissimi artisti Marco Civolani e Marco Maldarella, entrambi di Bologna ed entrambi universitari, hanno realizzato con la tecnica del live painting due dipinti “influenzati” volenti o nolenti dalla musica che li circondava gestita dal dj.
Si è trattato quindi di un appuntamento conclusivo per mettere in pratica le influenze della musica sulla nostra psiche vedendo il rapporto disegno-suono.
Al tutto si sono aggiunti anche alcuni elementi di contorno ma non per questo meno importanti ovvero un mercatino dei vinili e una performance di falegnameria, chiamata Paint my box, in cui il giovane Giovanni Stanzani, realizzava sul momento un tamburo peruviano chiamato Cajòn.
Perchè la scelta è ricaduta proprio su dj Balli che sostanzialmente è un artista lontano dal vostro background (focalizzato principalmente su house e techno)? Quanto credete che sia importante un personaggio del genere per l’humus artistico della città in cui vivete?
La scelta è ricaduta su di lui proprio per il libro Apocalypso Disco e per il suo progetto Bolognoise, assolutamente perfetti per ciò che cercavamo: entrambi mettono in relazione suono, mente, città e contesto sociale.
Un personaggio come lui è ciò che reincarna in larga parte il nostro ideale di musica elettronica e club come realtà culturali: un dj che scrive libri e fa “remix letterari” (come lui ama chiamarli) è importante per analizzare la scena in maniera stimolante e consapevole.
Ci dovrebbero essere più Balli in giro in Italia, a prescindere dai gusti musicali.

Siete molto giovani, motivati e vogliosi di fare: la vostra rabbia positiva deve contribuire a scuotere il piattume generale in cui siamo invischiati. Siete d’accordo?
Siamo d’accordo, ma non vorremmo parlare di “rabbia positiva“, piuttosto di voglia di fare: creare contenuti e situazioni stimolanti, che cerchino di mettere al centro la musica e l’arte, supportando così altri giovani e dando loro la possibilità di esprimersi. Non vogliamo rimanere passivi a ciò che ci circonda.
Techno e House: che significato hanno per voi questi termini? Si può parlare ancora di underground, oggi?
La musica house e la musica techno sono per noi uno stile di vita, sono una parte integrante della nostra personalità delle quali non possiamo fare a meno e che esemplificano diversi modi di essere.
Se l’house ha una forza positiva trascinante e aggregativa enormi, derivanti probabilmente dalla mentalità funky, la techno ha avuto un’importanza sociale, anche di protesta e non solo di svago, sicuramente superiori, che conserva oggi in una ricerca sonora maggiore con sfumature anche non dance oriented.
Oggi si può ancora parlare di underground?
Certamente, ma bisogna farlo in maniera consapevole e relazionata alla realtà che ci circonda, al di là di inutili moralismi e nostalgici ricordi di un tempo e cercando di immettersi sul mercato” in maniera competitiva senza perdere di vista i riferimenti della cultura underground.
A proposito di mercato, è doveroso e giusto, riflettere sul fatto che talvolta la contrapposizione mainstream/underground possa essere oggi forzata.
Spesso infatti questi due mondi condividono le stesse dinamiche di promozione e di vendita del prodotto, creando casi in cui è molto diffile parlare di vero underground in senso pieno. Tuttavia ciò che più riteniamo importante e vitale per la scena underground oggi è il supporto ai dj e alle situazioni locali, il “support your local dj“, fondamento che permette alle realtà piccole, ma non per questo meno valide come contenuti,di svilupparsi.

Artisti o situazioni a cui vi sentite affini? Chi seguite con interesse? Vi ispirate a qualcuno in particolare?
A livello cittadino riteniamo che la situazione che più ci ispiri e ci dia stimoli sia WHP, party che più di altri in città secondo noi valorizza in primis la musica con pochi fronzoli, con un ambiente di “fratellanza” dove la gente in pista è spensierata e pensa più che altro a divertirsi e non a far vedere la nuova maglietta comprata appositamente per il party.
A livello musicale invece seguiamo diverse label sia Italiane che non in particolare Underground Quality, Robsoul, Hypercolour, Bosconi, Soundsignature, New Kanada, Bass Culture, Trax, Defected, Soul:R, Metalheadz, Strictly Rythm e Plus 8 (delle ultime due solo le vecchie release). A livello internazionale seguiamo in particolare con grande interesse la scena house parigina.
In fine, per quanto riguarda l’allestimento scenico, abbiamo sempre trovato in Richie Hawtin -ed il suo amichetto Ali Demireil– una valida fonte di ispirazione. Sia dall’implementazione di video mapping e screening di ogni tipo sia allo “schermo interattivo” usato nel progetto Making Kontakt: da noi rivisitato sia da un punto di vista concettuale che tecnologico -d’altronde sono passati 4 anni- e ribattezzato Quick Ideas.
Prossimi eventi? Progetti in cantiere? Reclami e/o rivendicazioni?
Vogliamo continuare la nostra serie di party cercando di dargli una cadenza mensile e stiamo già lavorando sodo per questo.
In cantiere abbiamo già il meeting del prossimo anno che richiede sempre una grande dedizione e organizzazione pratica e la produzione di alcune t-shirt realizzate da giovani artisti con il doppio obiettivo artistico (dare spazio a nuovi giovani e al nostro logo) e anche autofinanziare le nostre attività e, in fine, una cosa a lungo lungo termine ma che non possiamo svelare.

Francesco Augelli

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