James Holden “The Inheritors ” (Border Community)

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Mettiamola così: a James Holden di quello che pensate di lui non gliene frega un belino, e men che meno gli interessa sapere a quale fase della sua carriera siete più affezionati.
Rapido excursus sul percorso artistico del ragazzo inglese: a vent’anni fa il botto con Horizons e viene subito indicato come successore al trono proghouse di Sasha & Digweed; nel 2003 fonda la Border Community su cui lancia tra gli altri (ma sarebbe più corretto dire manda in orbita) Nathan Fake, Fairmont, Extrawelt, pubblicando hit incredibili quali A Break in the Clouds, Outhouse, The Sky Was Pink (di cui la versione più conosciuta è la sua) , The Difference It Makes, Gazebo, Soopertrack.
Vanno anche ricordate le due collaborazioni con la vocalist Julie Thompson su Loaded rec Nothing (2003) e Come To Me (2005), un’intensa attività di remixer e di Dj.
Tra il 2005 e il 2006 all’apice dell’onda neo trance, James sente che è ora di cambiare e, come già il gemellino Fake prima di lui, inizia a seguire la strada della psichedelia elettronica. L’album The Idiots Are Winning (2006) può essere preso come il punto di partenza di questa nuova vita.
I risultati non sempre sono immediati ed il pubblico (ormai non più composto da soli clubbers) prova nei suoi confronti sentimenti contrastanti, poichè ognuno ne apprezza il lato più vicino alla propria scena.
Essendo The Inheritors appena il secondo album (quello più diffici-le nella carriera di un artista (cit.)) è difficile dire se siamo davanti al completamento del progetto o ad un’altra fase transitoria, ma adesso contorni ed influenze appaiono più definiti.
Le tracce, addirittura raddoppiate rispetto al primo episodio, presentano atmosfere dilatate e ritmiche differenti senza troppi fastidiosi eccessi nerdistici da cui James si fa spesso sedurre.
Holden pesca a piene mani nella kosmiche Musik tradizionale, e tenta fughe shoegaze strafatto di Warp andando a sbattere contro morbidi muri di gommapiuma noise.
Tra kraut e svarioni le cose si son fatte interessanti.

Federico Spadavecchia

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