Simon Valky è appassionato collezionista di musica “non convenzionale”, come ama definirla. Vive a Torino ma appena può scappa in Germania per frequentare concerti e festival. Dieci anni fa ha creato il portale Filth Forge, punto di riferimento per la scena industrial, sperimentale e rumorista: http://www.filthforge.org/
Risale a ben ventidue anni fa l’ultimo album dato alle stampe da The Klinik in formazione originale, quel Time (1991) che sembrò porre fine alla storia del duo belga per sempre. Negli anni successivi anche le soddisfacenti carriere soliste di entrambi gli ex-membri, il cantante Dirk Ivens con Dive, ed il compositore Marc Verhaegen con vari progetti, dai Noise Unit ai Para, sembrarono aver definitivamente sepolto quell’esperienza.
Dal 2004 i due veterani della scena EBM sono invece tornati ad esibirsi regolarmente dal vivo con la sigla originale, prima in grandi festival europei come il Wave Gotik Treffen, il M’Era Luna ed il BIM Fest, poi nei club di mezzo continente, ed ora finalmente pubblicano le nuove, attesissime registrazioni in studio.
Il sound di Marc Verhaegen si è aggiornato ed evoluto, complice anche la sempre impeccabile produzione di Eric Van Wonterghem (Monolith, Insekt, nonché un tempo membro degli stessi The Klinik), che ha contribuito a rendere i suoni ancor più incisivi e taglienti di un tempo.
Synth affilati come rasoi e sequencer ossessivi sono ancora i componenti principali della musica, ma non mancano i ritmi percussivi di matrice industrial, così come piacevoli divagazioni ipnotiche e quasi trance.
Nothing You Can Do introduce l’album alla grande, con una cavalcata elettronica che provoca angoscia, immergendoci nuovamente nell’immaginario classico di The Klinik, fatto di paura, insicurezza, paranoia e solitudine. In Your Room, ampiamente testata nelle recenti apparizioni live, ha la statura di un nuovo classico, forte di un ritmo pulsante e minimale che conquista al primo ascolto e della voce di Dirk, qui al meglio delle proprie capacità espressive. È interessante notare come il cantante non utilizzi più alcun filtro o distorsione in queste nuove tracce, sottolineando così ancor più la fragile e tormentata umanità che da sempre emerge dai suoi testi.
Non da meno è Mindswitch, con i suoi battiti possenti e le serpeggianti trame di synth che sembrano rimbalzare da ogni parte attorno ai sussurri di un Dirk Ivens quanto mai inquietante, mentre Stay, con la sua trance ipnotica, parla dolorosamente di alienazione ed isolamento.
C’è una varietà incredibile di influenze e stili che emerge in questo album, eppure il marchio di fabbrica di The Klinik è chiaramente riconoscibile in ogni momento: seppure si passi dalle lente e pulsanti distorsioni di We Are One al massacro industrial di Those, non si ha mai la sensazione che il duo belga esca dai binari a cui ci ha abituati per intraprendere strade rischiose. C’è perfino spazio per l’apocalittica techno della conclusiva Closing Time, a dir poco eccelsa.
Dirk Ivens e Marc Verhaegen ribadiscono ancora una volta la maestria della scena EBM belga e la sua capacità di resistere alle mode ed alla volgarizzazione del genere, operata soprattutto dai tedeschi nell’ultimo decennio. Per The Klinik è dunque tempo di una seconda giovinezza.
Simon Valky