Monoloc: There’s a Soul in the Darkness

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Ve ne abbiamo già parlato raccontandovi del suo album Drift, Monoloc è uno dei volti della rinnovata scena Techno di Francoforte sotto l’ala protettrice di Chris Liebing e della sua CLRabbiamo quindi pensato che fosse il caso di scambiare due chiacchere con lui per conoscerlo meglio e capire cosa possiamo aspettarci prossimamente dalla musica che amiamo di più.

Ciao Sascha che ne dici se iniziamo dal principio e ci racconti qual’è stato il tuo primo approccio con la musica elettronica?
Sono nato a Francoforte ed ho iniziato ad ascoltare musica elettronica dall’età di 17 anni.  Come molti ragazzi della mia età ero inconsciamente influenzato da molti gruppi degli anni ’80, anche se all’epoca non è che mi ci ritrovassi proprio in quel suono! Mi piacevano di più l’Hip Hop e il Rock, almeno fino a quando non partecipai al primo party Techno: da quel momento in poi la musica elettronica sarebbe stata l’unica cosa che avrebbe contato per me. Tutta la scena locale di Francoforte con i suoi club è stata fondamentale per la mia carriera, davvero una grande ispirazione.
Hai iniziato la tua carriera come Dj, cosa ti piaceva suonare agli esordi? C’è un disco della tua prima borsa che ti diverti ancora a proporre?
He he, questa è una domanda divertente perchè giusto di recente stavo rovistando nelle mie vecchie scatole ed ho ritrovato dei mixtape dell’epoca. Il mio stile era più vicino al Breakbeat e ad un certo tipo di Dubstep, cose abbastanza difficili da mixare per un novellino. Guardando indietro è bello sentire come ti sei sviluppato nel tempo, e rispetto ai miei primi giorni come Dj attualmente mi sono mosso su cose del tutto differenti.
Quando hai esordito come producer ti sei ritrovato come vicini di studio niente meno che Chris Liebing e Brian Sanhaji, cosa ci puoi raccontare di questa esperienza e qual’è stata la lezione più importante che hai ricevuto?
In realtà producevo già prima di incontrare Chris e Brian, ma nel 2006 mi sentivo pronto per passare ad un livello successivo ed ho preso a cercare uno studio vero e proprio. Fui fortunato a trovarne uno nel mio quartiere a Francoforte, lo affittai e mi trovai di fianco a Chris e Brian. Dopo un pò di tempo scoprimmo di avere un gusto musicale affine e gradualmente sono diventato parte della crew CLR. E’ stato davvero bello il modo in cui le cose sono andate avanti perchè la CLR è come una grande famiglia. Noi siamo tutti molto amici e insieme ci divertiamo un casino. Per me questo è molto importante, e ritengo che da loro abbia imparato tanto dal punto di vista umano quanto da quello di producer e membro della label.

Si dice che ogni cosa nasca a Francoforte per poi venire sviluppata a Berlino. Oggi però sembra che tutti i Dj del mondo vivano nella capitale. Cosa ne pensi di questo fenomeno? La creatività non corre il rischio di omologarsi?
Non credo si possa paragonare la scena di Francoforte con quella di Berlino. Berlino ha quattro volte gli abitanti di Francorte e cresce di giorno in giorno, moltissimi club aperti, sempre più persone vogliono trasferirsi lì e sta diventando caotica. Francoforte è abbastanza differente, noi abbiamo giusto una manciata di locali buoni. Ma in ogni modo non penso che ci possa essere un rischio per la creatività siccome la Capitale sta diventando sempre più popolare tra i produttori di musica elettronica perchè non credo che la creatività sia necessariamente legata ad un luogo. Penso che una scena vibrante sia di grande ispirazione ma che possa anche distrarre parecchio – beh questo dipende più che altro da te. Ci sono persone che producono musica elettronica fantastica in tutto il mondo quindi ritengo che siano diversi i fattori che interagiscono tra loro oltre alla tua provenienza. Io vado in giro quando sono in tour ma per il resto continuo a vivere a Francoforte e non penso sia uno svantaggio.
Drift è il tuo primo album ed è una bella fotografia di come è la Techno oggi: dark, deep e industriale. Cosa ci puoi dire del concept che c’è dietro?
All’incirca due anni fà mi sono sentito pronto ad iniziare a lavorare su un album e qundi, molto semplicemente, mi sono preso il tempo che mi serviva. Questo spiega anche il perchè nel 2011 non ci fossero molte mie release in giro. Non avevo in testa un concept molto chiaro, volevo soltanto fare qualcosa che non avessi mai fatto prima rimanendo comunque fedele alle mie origini Techno, ed il formato dell’album mi dava questa possibilità. L’ho chiamato Drift (movimento n.d.r.) perchè in un certo senso mi sono spostato dal mio sound classico testando nuove idee, ma ho comunque cercato di non essere troppo sperimentale. Il più grande aiuto che ho avuto è stato il non aver avuto alcun piano e semplicemente smettere di pensare. C’erano soltanto tre punti importanti per me: doveva essere Techno, doveva essere profondo e doveva essere un disco che avresti potuto ascoltare anche a casa. Credo che nonostante il vibe dark e industriale ci sia un’anima dentro –  più che altro dovuta alla collaborazione con il mio amico Daniel Wilde che ha coprodotto e cantato tre pezzi dell’album!

Che tipo di musica ti piace ascoltare fuori dai club?
Visto che ultimamente sto producendo molto, ogni tanto mi fa quasi piacere non dover ascoltare Techno eh eh Allora ascolto Rock anni ’80. I miei genitori ascoltavano sempre tanta musica a casa, così quando sento le canzoni con cui sono cresciuto mi tornano in mente tutti i bei ricordi e ciò mi aiuta a staccare un pò – almeno per me funziona così.
Che cos’è per te la musica elettronica?
Io AMO la musica elettronica e credo che questo dica tutto eheh
Ok siamo arrivati in fondo: classica domanda sui tuoi progetti futuri, cosa ci dobbiamo aspettare da Monoloc?
Credo che starò in tour più di quanto abbia mai fatto prima e che guarderò con estrema attenzione a tutto ciò che accadrà il prossimo anno. Per quanto alle attività legate alla pubblicazione dell’album non posso dire niente di preciso ma ci saranno sicuramente delle sorprese lungo la strada.

Federico Spadavecchia

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