Gary Numan: (Luckily) It’s Not The Future We Dreamed Of

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Ci sono canzoni che riconosci al primo mezzo accordo, giusto un paio di note suonate al sintetizzatore per mettersi ad urlare istericamente ricordando un periodo in cui sognare di battaglie tra macchine ed esseri umani era all’ordine del giorno, domandandosi quali prodigi tecnologici ci avrebbe riservato il futuro.
Oggi il futuro è arrivato e Cars continua ad essere una hit intramontabile, ma Gary Anthony James Webb, famoso come Gary Numan, non ha tempo per sentimenti nostalgici perchè come tutti i grandi pionieri bisogna restare concentrati sul domani pronti a misurarsi con nuove sfide.
In questi giorni esce Dead Son Rising, diciottesimo album dell’artista inglese e prodotto da Ade Fenton, in cui è nitida l’influenza di Gary sul Pop alternativo moderno a partire dai Nine Inch Nails con atsmosfere industrial goth e dark, ma anche Prodigy e Marilyn Manson, producers techno come Terence Fixmer sono suoi devoti e addirittura top names house come Basement Jaxx e Armand Van Helden non hanno esitato a campionarlo per costruire i loro floorkillers.
Nonostante tutto questo però Gary è sempre rimasto legato all’underground preferendo intraprendere percorsi inediti anche rischiosi piuttosto che arricchirsi a colpi di cofanetti di vecchi successi convinto ancora, oggi più che mai, che la musica elettronica sia il mezzo migliore per raccontare qualsiasi storia.

Negli anni ‘80 c’era un’idea molto romantica e fantasiosa del futuro, come ad esempio il rapporto uomo-macchina che fa da sfondo alla tua musica o il tuo look. Oggi possiamo dire di vivere nel futuro eppure a quanto pare è tutto molto ordinario, che ne pensi?
Beh, innanzitutto devo dire che la mia idea di futuro non è che fosse esattamente romantica. In effetti me lo immaginavo davvero ostile, in molti casi mortale. Gli umani venivano sistematicamente uccisi o costretti a vivere rintanati sottoterra come ratti. Bistrattati, spaventati, intimiditi e magari anche annientati da una società in cui le macchine piano piano hanno preso il controllo considerando gli esseri umani semplicemente un problema da eliminare. Sono sollevato del fatto che il futuro non si sia rivelato una cosa del genere, tuttavia chi può dire dove arriveremo fra trent’anni? Io penso che abbiamo la tendenza a dare per scontati i progressi tecnologici; solo qualche anno fa non avevamo cellulari, Ipad, dvd, tv piatti, hard disc per terabytes, internet o macchine capaci di parcheggiare da sole e la lista potrebbe essere ancora lunga. Stiamo vivendo in un’epoca incredibile ma sembra che la maggioranza di noi non l’apprezzi. Il futuro è qui ed è davvero una figata, solo che non è quell’incubo apocalittico a la Bladerunner che alcune persone si aspettavano.

Se poi consideriamo il fatto che ci sono festival come il Sinner’s Day in Belgio (dove suonerai a fine mese) interamente incentrati sugli eroi new wave anni ‘80 e che gli stessi siano ricercatissimi su youtube viene da pensare che il vero futuro fosse il 1986…
Non ho più intenzione di esibirmi al Sinner’s Day alla fine. Non avevo capito che fosse un festival retrò e, per quanto possano essere validi, non ho davvero voglia di prendere parte a questo genere di eventi. Partecipai all’edizione del 2009 proprio perchè non sapevo che fosse un festival retrò. Quest’anno c’è stato un equivoco percui gli organizzatori hanno annunciato la mia presenza senza che io e il mio staff fossimo d’accordo. Ho un sacco di amici che ci suoneranno e spero sia un grande successo, ma io mi sento di più a mio agio lontano da tutto ciò che ha a che fare con gli anni ‘80. Quel che fatto è fatto e non ho alcun interesse nel rivivere il passato. Io mi eccito sempre moltissimo a pensare a ciò che farò poi non rimuginando su quello che ho già fatto. Il presente non sarà mai eccitante come ci si aspettava nelle deacadi precedenti proprio perchè noi diamo tutto per scontato troppo facilmente. Onestamente credo che se domani si presentassero gli alieni ci stancheremmo della notizia nel giro di un anno!!! Abbiamo un appetito insaziabile di qualunque cosa possa essere definita “nuova”.

Negli anni ‘90 invece si è quasi cercato di distruggere tutto quello che si era costruito nella decade precedente e so che per te non è stato un periodo facile. Come riguardi oggi a quel periodo?
Non ho alcun problema con quel periodo. Se tu non offri niente di nuovo o che ne valga la pena dovresti essere dimenticato. Io credo genuinamente che tu debba essere considerato bravo a seconda della bontà del tuo nuovo album, e così dovrebbe essere sempre. Troppa gente vive grazie a glorie passate. Se vuoi valorizzare davvero la tua esistenza devi continuare a guadagnartele per tutta la vita!
Scrivere una canzone decente trent’anni fa e poi non sbattersi più a concludere nulla d’interessante o innovativo è inaccettabile e chiunque si comporti così si meriterebbe di essere dimenticato. Ho avuto alcuni anni difficili ed altri molto buoni, ma ho sempre tentato di spingermi in avanti musicalmente, di modo da avere sempre nuove idee, nuovi suoni e nuova musica. Qualche volta ho avuto successo altre volte no, ma non ho mai smesso di provare!!!
In molte delle tue canzoni fai spesso riferimento alla religione e al fatto di essere ateo. L’intro del tuo nuovo album si intitola Resurrection, c’è qualche legame ?

All’inizio doveva essere quello il titolo dell’album ma il mio management riteneva che avessi scritto già abbastanza su Dio e il mio ateismo, così hanno voluto che rimuovessi ogni connessione religiosa o antireligiosa. Effettivamente scelsi il titolo “Resurrection” perchè in origine avevamo intenzione di utilizzare vecchie canzoni ormai morte e riportarle in vita. Non c’era affatto nessun legame con la religione. Quando mi han chiesto di cambiare il titolo optai per “Dead Son Rising” semplicemente perchè da un certo punto di vista aveva lo stesso significato di “Resurrection”. Ho comunque mantenuto quel titolo per uno dei pezzi strumentali dell’album.

Con gli anni 2000 invece gli anni ‘80 sono tornati con tanta forza che si dice che il revival anni ‘80 sia durato più degli anni ‘80 stessi. Sei d’accordo?
Sono d’accordo, ma non è un qualcosa in cui sono coinvolto o che m’interessi molto. Io ho un problema con l’idea di guardare al passato per trovare spunti per compiere nuovi passi avanti. Mi sembra un modo di pensare molto strano! Ciò che è fatto è fatto, ed è mia opinione che non debba essere rifatto più. Andare avanti consiste nel ricercare cose che non sono mai state fatte prima, non nel ripescare vecchie idee. Qualunque tipo di revival è sbagliato, ma quello che prova a resuscitare qualcosa che a suo tempo fu fondamentale ed innovativo lo trovo davvero disdicevole!! Capisco che alcune persone possano farsi un’idea romantica di quell’epoca, ma la maggior parte di loro era troppo giovane per poter averla vissuta davvero. Ecco per costoro comprendo perfettamente le loro ragioni sul rivitalizzare il passato ma per me è molto diverso: io c’ero fin dall’inizio, ho aiutato il movimento a prender forma e quindi per me ogni revival elettronico è rivivere il passato ed in quanto persona creativa non ci trovo nulla d’interessante. Suono pochissime canzoni vecchie durante il tour soltanto per far felici quei fans che vogliono sentire il materiale più datato. Ma non è esattamente il mio momento preferito perchè me ne sento lontano, così sono sempre felice di tornare a fare ciò che amo di più ovvero scrivere e suonare nuove canzoni e vedere cosa succederà dopo.

Cosa ci puoi raccontare di Dead Son Rising?
“Dead Son Rising” è stato inizialmente concepito per essere un filler album: un qualcosa che a nostra opinione potesse coprire ragionevolmente lo spazio tra l’album precendete, “Jagged”, ed il prossimo lavoro di studio che si chiamerà “Splinter”. Pensavo che la realizzazione di “Splinter” sarebbe durata giusto due o tre anni così volevo pubblicare nell’attesa un disco che potesse mantenere alta l’attenzione dei fans. Possiamo dire che il piano è completamente fallito!
Quando nasce l’idea e cosa ti ha influenzato di più per la sua realizzazione?

Avevo pensato a “Dead Son Rising” ad una raccolta di canzoni rimaste inedite che avevo scritto ai tempi degli ultimi tre album “Exile”, “Pure” e “Jagged”. Avevo circa 14 canzoni che sentivo di poter ultimare facilmente e che insieme avrebbero potuto creare un album molto buono. Ade (Fenton, produttore e coautore del disco n.d.r.) si mise a lavoro e se ne venne fuori presto con un gran numero di tracce tutte molto forti e quasi completate. Certo su molte di queste ho fatto parecchie modifiche, per esempio sul cantato ed il testo di “The Fall” ottenendo così un progresso, ma devo ammettere che fin dall’inizio la maggior parte dei pezzi non riuscivano nella maniera in cui speravo. Iniziai a disprezzare quasi tutti gli accordi e le melodie che avevo composto per queste canzoni e più Ade faceva e più sentivo diminuire il valore del mio apporto. Devo altrettanto ammettere che nel 2009 ero così disgustato che voltai del tutto le spalle al progetto.
Poi dopo averlo ignorato circa 18 mesi, mi sono ritrovato in vacanza in America con mia moglie Gemma che,in un’altra stanza, suonava della bellissima musica. Corsi subito a chiederle di cosa si trattasse e mi rispose che erano le canzoni di “Dead Son Rising” che avevo detto di odiare 18 mesi prima. Telefonai allora ad Ade per dirgli che avevo cambiato idea e che avremmo finito il lavoro non appena fossi tornato a casa. Fortunatamente Ade aveva continuato a lavorare sul disco durante la mia assenza rinforzando molte canzoni e così quando ho ripreso di nuovo a dare il mio contributo l’album suonava assai differente dalla prima versione e soprattutto molto meglio. Ero diventato ossessionato da questo disco e ci ho lavorato a pieno ritmo per un po’ aggiungendo molti più testi e vocals rispetto a quanto programmato all’inizio. Il risultato finale è un album che non ha praticamente niente a che vedere con quei vecchi demo con i quali eravamo partiti. Al 95% si tratta di nuovo materiale, non semplici riempitivi, e ne sono molto fiero. Sono davvero grato ad Ade per averci creduto e avermici ributtato dentro.

Colpisce molto come all’interno di un’atmosfera oscura ed industriale che pervade tutto l’album vi sia un contrasto molto forte tra canzoni intimiste come We are the lost e Not the love we dream of e veri inni da stadio come Dead sun rising e The Fall. E’ una sorta di equilibrio tra le tue diverse anime?
Molti dei contenuti dei testi provengono da storie che scrivo per hobby nei piccoli ritagli di tempo libero. Adoro i racconti di fantascienza, scrittori come Glenn Cook e Steven Erikson, ad un certo punto mi piacerebbe dedicarmi unicamente alla scrittura. Per il momento raccolgo quelle idee e le condenso nei testi. Canzoni come “Dead Sun Rising”, “We are the lost” e “When the sky bleed, he will come” provengono proprio da lì. Le altre canzoni dell’album invece come “The Fall” e “For The Rest Of My Life” sono molto più personali e basate su situazioni e problemi reali. Così ad essere onesto non sono sicuro che ci sia un’armonia tra il mio lato reale e quello di fantasia. Penso che sarebbe abbastanza spaventoso se ci fosse perchè le parti oscure sono MOLTO oscure. Ma è comunque possibile. Io penso spesso che lo scrivere canzoni sia un modo per ripulirsi l’anima, ti permette di tirar fuori un sacco di cose che altrimenti si radicherebbero dentro. E’ una sorta di autoterapia e per questa ragione vitalmente importante.

Cosa ti piace ascoltare oggi?
Ho paura di ascoltare poche cose. Ho un gusto musicale molto limitato cosa che è abbastanza frustrante visto che in quanto songwriter dovrei essere capace di assorbire diversi tipi di musica. Ovviamente mi piacciono alcuni gruppi come ad esempio Nine Inch Nails, Prodigy e cose così.
Conosci qualcosa della musica italiana? E se sì c’è qualche nome che ti piace in particolare?
Mi vergogno a dire che non conosco nulla, ma lo stesso potrei dire della scena inglese. Non seguo la musica con grande attenzione. Io faccio quello che faccio, amo fare quello che sto facendo attualmente ma in generale non amo la musica, ne apprezzo giusto una piccola parte. All’infuori di quella minuscola parte che amo appassionatamente non m’interessa quasi nient’altro.
La musica elettronica è sempre il mezzo migliore per raccontare il futuro?
Ritengo che sia sempre il miglior modo per raccontare qualsiasi cosa con la musica. Nient’altro ha la gamma dei suoni dell’elettronica e la capacità di creare un’atmosfera così ricca d’ispirazione. E’ una sfida costante e necessaria per rimanere in contatto con la tecnologia che cambia così velocemente. E’ uno stile che da sempre molti stimoli per lavorarci.
Pensi ancora che il tuo successo sia solo fortuna?
Penso che sia stata determinante per il mio successo all’esordio. Avevo scritto una canzone decente e l’avevo presentata in un modo insolito quindi sì in qualche modo avevo dei meriti pure io ma la fortuna giocò un ruolo fondamentale. Da allora ho lavorato molto duramente e per lungo tempo,e la fortuna c’ha avuto ben poco a che fare.

Federico Spadavecchia
Photos by Ed Fielding

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