Federico Gandin “Legion of the Lost Dreams” (Opilec Music)

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Come cantava Bowie cos’è un Dj se non l’insieme dei propri ascolti? Ma cosa succede quando decide di iniziare a fare musica propria?
Il nome di Federico Gandin dirà poco a chi non è pratico della nightlife torinese, eppure basta sentirlo almeno una volta per rendersi conto di trovarsi davanti ad un cavallo di razza che niente ha da invidiare ai grandi nomi dello star system internazionale.
Attivo fin dai primi ’90 è uno dei principali protagonisti della scena techno piemontese, presente negli eventi che contano al fianco dei mostri sacri detroitiani con cui si da tranquillamente del tu. Oggi però, dopo aver accumulato esperienze in giro per l’Europa, è venuto il momento di provare a fare quel grande salto che per qualche motivo aveva sempre rimandato.
Legion of the Lost Dreams esce sulla Opilec Music dell’amico Gianluca Pandullo, meglio noto come I Robots, ed altro non è che la sincera, onesta, messa a nudo dell’anima di Gandin.
L’apertura è affidata a The Beyonder, una dichiarazione d’amore per Laurent Garnier, il cui basso trascinante man mano lascia spazio a squillanti tastiere spaziali. Moving Points è un ritorno nella notte a sonorità di stampo anglosassone, e non importa se alla fine scopriremo che si tratta solo di un sogno.
Linea di basso acida, opportunità perdute e la voglia di riscatto di una generazione compongono Legion of the Lost Dreams, solo l’arte e la passione potranno salvarci. When The Night fall: pulsazioni mauriziane con Ivan Bert ai fiati che si fa strada tra la nebbia sul lungo Po. L’intervallo classico di Many Paradisi fornisce un altro tassello sulla sensibilità dell’autore che rende omaggio al Maestro Domenico Paradisi.
A Sonic Day on the Milky Way e Club Jupiter sono il lato esotico di una Motor City ormai mediterranea, così come I Know Where Your Mind is è la Berlino della Basic Channel incredibilmente baciata dal sole.
L’atmosfera si raffredda in quel trip oscuro che è Buio Versante, per sfociare infine nel romanticismo malinconico di Don’t be Alone.
Federico promette che il secondo album sarà un qualcosa di più ragionato non per forza legato al dancefloor ma nell’attesa balliamoci (e godiamoci) questo ottimo esordio.

Federico Spadavecchia

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