Archiviato il Time Warp, passato da tre settimane abbondanti, ora come ora il nostro problema principale è quello di scegliere una meta per quella che si preannuncia essere una delle estati più calde di sempre.
E come tutti gli anni non si può non pensare alla bella stagione senza farci venire alla mente Ibiza, la piccola isola delle Baleari che fu patria del popolo freak negli anni ’70 e’80, e che oggi ospita i pezzi da novanta del nightclubbing mondiale.
Sarà che nell’ambiente della musica house e techno lo scorrere del tempo è di gran lunga più veloce rispetto ad altre realtà artistiche, ma sembra davvero passato un secolo da quando la Isla Blanca del Mediterraneo era famosa per l’assoluta libertà di cui godevano i suoi abitanti e vi si rifugiavano giovani tedeschi e italiani scappati di casa in cerca di stimoli e ispirazione, oppure inglesi alla ricerca di un qualcosa di nuovo che potesse svecchiare la loro scena nazionale.
Sono passati 20 anni da quel periodo incredibile noto come Summer of Love, un movimento assolutamente edonistico, che è stato capace però di varcare i confini spagnoli andando ad infiammare Londra assumendo allo stesso tempo un fortissimo valore politico.
Da allora quei giovani sono tornati sull’isola delle meraviglie molte volte, ma non erano più semplici party-people no, adesso Sven, Danny, Paul e tutti gli altri sono Star internazionali del Djing, anzi mega imprenditori della consolle, creatori di marchi milionari che ogni anno attirano un numero spropositato di ragazzi e ragazze di ogni credo e colore alle loro feste organizzate in tutto il mondo.
Ed ecco quindi che l’idea di mettere su un baretto in riva al mare per godersi il tramonto in compagnia respirando a pieni polmoni l’ossigeno diffuso da un musicista sperimetale francese, si trasforma in un sonstuoso piano d’investimento con tanto di consulenti di marketing, campagne promozionali sui giornali, e grandi discoteche in grado di ospitare comodamente un esercito costose quanto un albergo di lusso.
Niente di nuovo sul fronte occidentale allora, mi direte voi pazientissimi lettori, è chiaramente tutto in linea col moderno business del divertimento, quindi dove sta, sempre che ci sia, il problema?
Il problema, cari amici, sta nella semplicissima e altrettanto banale constatazione che la Musica, elemento che in luoghi denominati “discoteche” dovrebbe essere sempre in primo piano, ormai è considertata al pari di un qualsiasi altro arredo del locale, utile giusto a far capire alla clientela che tipo di servizio le viene offerto, o in quale modo preferisce essere catalogata: ” Ehi sei un tipo electro chic? Vieni all’Amnesia!, Ehi amico preferisci la dirty latin minimal? Allora sei sicuramente un tipo da DC10!, Aho sei un coatto che va a ballare con la bandiera italiana, collanina di perle kilometrica con taglio di capelli e scarpe improponibili? Al Privilege aspettiamo solo te!, Maniaco sessuale? Prego il Manumission è da quella parte!!
Proprio in questi giorni stanno uscendo i line up dei pricipali staff, leggeteli con attenzione e vedrete come assomigliano sempre di più ai volantini dei parchi divertimento in stile Gardaland…meglio: enormi gelaterie dove ciascuno può scegliere il gusto che più gli fa gola …è davvero emblematico il nome scelto per le serate Cocoon: Freakshow…termine che potremmo liberamente tradurre con “circo”, anche grazie ad una straordinaria parodia dello stesso Sven illustrato come appunto uno strambo impresario circense.
Ma siamo davvero ridotti ad una sorta di grande circo Barnum? Beh, ammetto che osservare come i novelli frequentatori ibizenchi sfruttino una merce rara e preziosa come la libertà di fare ciò che si vuole ( o quasi ) per comportarsi tutti nella stessa identica maniera e seguendo tutte le volte i medesimi rituali con le loro uniformi d’ordinanza mi lascia quanto mai perplesso.
Mi fa venire davvero la nausea constatare che l’armata estiva del clubbing scelga i propri ritrovi unicamente sulla base del grado di celebrità dei Dj, addirittura arrivando ad incazzarsi se qualcuno osa muovere appunti verso i loro idoli pagani, come se bastasse avere un grosso nome per avere il divin privilegio di essere immune da ogni critica.
Bon, ora che rileggo queste righe non vorrei che pensaste a me come un radical chic con la puzza sotto al naso, o come un barbuto integralista che non sa spassarsela.
Ibiza rimane comunque uno dei posti più incantevoli d’Europa, ed è sicuramente un’esperienza che prima o poi merita di essere vissuta, magari, tra una ragazza e l’altra, scoverete nuovi party su qualche caletta nascosta.
Per quanto mi riguarda non so ancora dove andrò quest’estate, l’ipotesi più probabile è che girerò qualche festival riposandomi poi su un’altra isola, molto più tranquilla, del Mediterraneo, dove trascorrerò giornate intere galleggiando a morto nel mare e, immerso nel più totale silenzio, sognerò quanto sarà speciale la mia prima volta a Ibiza.
Federico Spadavecchia