Beppe Loda: La Musica la deve fare chi sa suonare

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Il 2007 per il mondo dei Clubs e dei Dj’s sarà ricordato soprattutto per essere stato l’anno della supremazia del suono Minimale, ormai diventato mainstream al cento per cento.
Tuttavia c’è chi ritiene tutto questo una totale perdita di tempo, ed inneggia ad una maggiore consapevolezza circa ciò che la Musica Elettronica può realmente offrire.
Il mio incontro con Beppe Loda un paio di settimane fà allo Zerodieci di Genova è stata una delle esperienze più spiazzanti della mia vita, ed ha sicuramente aggiunto nuovi significati all’espressione fare i conti con le proprie radici.
Beppe, la cui carriera da Dj inizia agli albori degli anni ’70, insieme a Daniele Baldelli può considerarsi a tutti gli effetti uno dei padri del Djing moderno: resident Dj al leggendario Typhoon Club, oggi suona regolarmente in Germania, Grecia, Svezia e Stati Uniti, dove si è esibito al prestigioso MoMa di New York.
Di fronte ad un personaggio del genere era impossibile fare una classica intervista, quindi da bravo scolaro accendo il registratore e ascolto la lezione:

Allora tu ti occupi di musica elettronica eh? Ma lo sai che la musica elettronica è nata ai primi del ‘900? Allora c’erano dei grossi macchinari a bobina chiamati “intona rumore”, proprio perché manovrandoli producevano nuovi suoni. Poi col tempo, anche grazie a personaggi come Luciano Berio e al centro sperimentale RAI di Torino, si è arrivati alla Musica Elettronica moderna, la cui massima evozluzione è giunta con anni ’80 quando prende un forte sviluppo in Germania. Gente come Ash Ra Tempel, Manuel Gottschieng e Klaus Schulze che furono i fondatori di quella che a quei tempi chiamavano Cosmic Music…
Il Krautrock…
No, non era Krautrock qualcuno erroneamente li definisce tali ma loro lo avevano già superato. Erano tra il Krautrock e quella che sarebbe diventata la Musica Elettronica.
Ah ok, è la differenza tra i primi due album dei Kraftwerk e il successivo rivoluzionario Autobahn…
Però i Kraftwerk erano della scuola di Dusseldorf. In Germania ci sono due scuole classiche, anche se io dico che ce ne sono tre ma quelli che ne sanno più di me e che scrivono i libri insistono che sono solo due…ma in effetti sono tre, te lo dico io perché io ho i dischi, le cose le vedo e le leggo sui dischi…Loro dicono che ci sono la scuola di Berlino e la scuola di Dusseldorf, dove tra l’altro vado a suonare ogni due, tre mesi e dove ho fatto dei dischi coi Propaganda, e comunque è l’area che produce il suono che preferisco.
L’anno scorso ho incontrato un giovane talento della scena attuale di nome Oliver Hacke che essendo anche lui di Dusseldorf ci ha tenuto molto a distinguere la differenza di questo suono da tutti gli altri…
Eh sì, comunque tutti gli altri suoni non è che esitono tanto, le scuole te l’ho detto, anche se chi scrive i libri ne conta solo due, sono tre, e ribadisco che io ho i dischi per affermarlo: la scuola di Berlino, la scuola di Dusseldorf e quella inferiore di Monaco, dove c’erano artisti ed etichette che producevano Musica Elettronica.
Monaco? Avrei pensato più Francoforte o Colonia…
A Colonia c’era l’altro istituto di sperimentazione di Musica Elettronica. Il primo era appunto a Torino.
Oggi invece queste due città sono il centro di praticamente tutto il movimento attuale…
Non lo so, il movimento attuale per me non esiste specie se ti riferisci alla Techno e alla Minimal.
Il perché te l’ho appena spiegato: la Musica Elettronica è una musica come tutte le altre solo che viene eseguita con strumenti elettronici e per questo ha più colore, più fantasia, perché con questi strumenti l’utilizzatore stesso può creare il proprio suono, plasmarlo di modo da descrivere bene ciò che ha in mente. Nella minimal tutto ciò non avviene, non scambiamo l’oro con l’ottone…
Parlando invece della figura del Dj, tu l’hai vista nascere…
Sono stato uno dei promotori, ho iniziato nel 1973.
Da quando il Dj era il cameriere aggiunto a superstar del nuovo millennio…
Ora superstar non lo so perché io l’ho sempre fatto principalmente per passione. Per il resto sono 15 anni che suono all’estero. Sai quando con altri Dj suonavamo quel genere definito Afro perché mettavamo musica anche africana o brasiliana con percussioni che richiamavano appunto la musica africana. Con una parola sola “Afro” riassumevamo tutto quanto. Noi suonando questo genere musicale siamo stati promotori di quello che è diventato dopo il lavoro del Dj, non più inteso come semplice resident ma divenuto ospite itinerante.
E tu come hai iniziato?
Beh come hai iniziato tu e come inziano tutti anche adesso…
Insomma..ora i ragazzini vogliono fare i Dj solo perché fa figo e perché ormai basta un Pc, nessuno compra più i vinili…
A dir la verità i dischi non li compra più nessuno, grosse aziende chiudono ed il mercato è in crisi. Però all’inizio è uguale per tutti: si viene attratti dal mondo della discoteca e dalla figura del Dj che sta al centro dell’attenzione del pubblico, poi andando avanti viene fuori la passione per suonare e il resto finisce in secondo piano…Fare il Dj non è un lavoro così facile, certo molti Dj lo intendo nel modo più semplice per cui comprano le hit da classifica appena uscite e poi suonano solo quelle, però per me non è così: io sono un collezionista, un ricercatore di musica, per cui quando vado all’estero mi fermo sempre un paio di giorni per scoprire i negozi di dischi e trovare cose nuove. Tutto il mio lavoro è basato sulla ricerca di dischi, e domani spero di fare lo stesso anche qui a Genova.
Eh qui a Genova ci sono un paio di posti interessanti…
Sai negli anni ’80 avevo quasi 20.000 vinili, oggi invece un po’ perché ne ho venduto qualcuno e soprattutto a casusa di un’inondazione me ne sono rimasti 15.000. Ma ora ne sto recuperando.
Cerchi qualcosa in particolare?
Ma no, io cerco quello che non conosco.
Ma allora (ed indico un ragazzo affianco a noi n.d.r.) quella maglia “Techno Detroit” non ti piace?
No, no non è il mio tipo..mi piacciono bionde con gli occhi azzurri ahaha piuttosto quando arriva la gente che ho voglia di suonare.
Qui la gente arriva tardi verso l’una e poi non vuole più andare via…ma quando hai iniziato a che ora si andava a ballare?
Alle nove e un quarto, nove e mezza la gente già a ballava. Io uscivo dalla palestra, facevo karate, e andavo a suonare. All’epoca c’era un entusiasmo intorno ai locali, alla musica. Dal funky, il soul e adesso quel aphex twin lì…Son conscio che i tempi son cambiati però penso che avere 50 anni non sia una così negativa ma anzi mi permette di esprimere un giudizio…I tempi di adesso non reggono il paragone con i ’70, gli ’80 e parte dei ’90… è tutta una parabola discendente…
Cosa pensi della new wave?
Eh cosa penso, penso che la suono ancora adesso e sto cercando di impostare il suo ritorno.
Ad ottobre al Tunnel di Milano ho avuto il piacere di sentire Alan Oldham e pure lui si è servito di sonorità rock 80’s….
Eh sì in America sta tornando il disco rock. Ci son stato da poco e l’anno prossimo ci tornerò per un tour coast to coast.
Ti sei trovato bene negli USA?
Gli Americani son diversi da noi, hanno molto più entusiasmo…Pensa che al museo d’arte moderna di New York lo scorso maggio c’era un caldo terribile, ed io alzai le braccia per scrollarmi il sudore di dosso e il pubblico in delirio prese ad imitarmi e a urlare ahahahah
Ripeto hanno molto più entusiasmo per la musica, mentre da noi ormai la situzione è insostenibile e non soltanto musicalmente parlando…
C’è un disco che piace particolarmente suonare?
Ma sai quando ne hai 15.000 è difficile sceglierne uno, te ne posso citare 1000…
E come produzioni?
Devono uscire quattro dischi nuovi e una compilation su Typhoon per il mercato giapponese. Il Giappone è un bel mercato perché son gli unici che comprano ancora dischi. In Italia invece si ha troppo la tendenza a mettere “le mani sulla città”: a mettere le mani su un genere e poi ancora su un altro; questo succede perché la gente non ha le capacità per portare avanti il discorso…Sarò più chiaro: tutti i Dj radiofonici dovrebbero essere autorizzati da un commissione di cui io vorrei essere a capo così vai tranquillo che almeno il 90 per cento di loro se ne starebbe a casa…
Anche le riviste di sola musica elettronica ormai latitano e non solo in Italia dove salvo rari casi non sono praticamente mai esistite..
Ma è anche la scena musicale che non è più così prolifica, dimmi tu cosa puoi dire della musica di Aphex Twin…no spiegami…o di quell’altro che c’era una volta…come si chiamava? Ah sì, Sven Vath…prendeva un sacco di soldi ai tempi…
Veramente li prende ancora, Sven oggi è il Dj più influente della scena Techno nonché uno dei più grandi imprenditori del settore…
Và và! Facciam la commissione e solo i diplomati al conservatorio posson lavorare…basta basta non farmi dire più niente…La musica la deve fare chi sa suonare, chi si è ammazzato di studio sullo strumento. Ti dico su 100 Dj’s scommetto che nessuno di loro sa quante sono le note…dai facciamo la commissione d’esame: io presidente e tu segretario, va bene?
Ma per l’Italia non c’è proprio speranza?
In Italia mancano due cose fondamentali: la gente competente in radio capace di fare conoscere e tramandare la cultura musicale, e i negozi di dischi dove impari a conoscere la musica. Senza questi elementi come e dove la impari la musica? Ad un concerto di Aphex Twin?

Federico Spadavecchia

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