Boards Of Canada “Tomorrow’s Harvest” (Warp)

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Il 2013 sarà ricordato negli annales per il ritorno di ben tre leggende della musica elettronica moderna Autechre, Daft Punk ed ora Boards Of Canada.
Immaginate quindi la gioia in casa Warp nel vedere i suoi due progetti più prestigiosi presentarsi nei negozi con un album ciascuno, e che album visto che in entrambi i casi si tratta di uno dei migliori episodi della loro discografia.
Da sempre attratti dall’idea di enigma e mistero massonico, i Boards Of Canada col passare del tempo sono diventati un vero culto pagano ed ogni loro brano viene esaminato dai fans al microscpio nella speranza d’individuare messaggi e significati nascosti.
Ecco allora spiegato l’entusiasmo intorno alla campagna promozionale di Tomorrow’s Harvest, concepita come una caccia al tesoro con vinili anonimi e siti internet protetti da password.
Quando si crea un’attesa così forte intorno a un disco il rischio di rimanere delusi schizza alle stelle; meglio allora aspettare ancora qualche giorno di modo da far scemare l’isteria collettiva e dedicarsi all’ascolto con calma, minimizzando le influenze esterne.
Come ogni kolossal che si rispetti anche le diciassette tracce di Tomorrow’s Harvest sono introdotte da squilli di tromba (Gemini) che, come il logo della Warner Bros., si girano subito mostrando il lato oscuro.
Lavorare con un suono come quello dei fratelli Sandison, glaciale e ancestralmente malinconico, fonte d’ispirazione per intere scene (quella chill wave ed hypnagogic pop ad esempio), non è semplice, perchè se da un lato l’istinto d’artista vorrebbe abbandonare metodologie istituzionalizzate, dall’altro scegliere vie completamente inedite potrebbe essere interpretato dal pubblico come un tradimento.
Quest’ultimo BoC non presenta particolari novità a livello compositivo, e forse perciò qualche critico si è azzardato a definirlo un lavoro minore, ma offre una nuova linea narrativa, più cinematografica che in passato.
La grande protagonista di sempre è la magia psichedelica, qui innescata da una melodia lievemente sovraesposta senza risultare però truccata come un filtro di Istangram.
La spontaneità è senz’altro un punto di forza di Tomorrow’s Harvest, un disco da godere nella sua interezza come un bel film corale senza star capricciose, che affascina per i dialoghi brillanti e la regia fluidia intorno ad un soggetto con cui si cimentano in molti, ma che solo i grandi maestri sanno rendere sublime.

Federico Spadavecchia

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