Roman Flugel “Happiness Is Happening” (Dial)

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Che Roman Flugel meritasse la patente di fenomeno é da tempo opinione di molti che ne apprezzano i dischi ed anche i DJ sets.
Una discografia estremamente varia, pur nei limiti del tipico quattro quarti techno ed house, ne ha cementato una reputazione solida con la quale ha fatto breccia nel cuore di molti amanti della musica elettronica.
Tre anni dopo il riuscitissimo “Fatty Folders”, Flugel torna con un nuovo album sulla Dial che ne conferma doti creative e bravura stilistica: “Happiness Is Happening” interpreta il concetto di album nel modo forse piú appropriato per un artista elettronico, con riferimenti a vari stili ed influenze, e frequenti variazioni di atmosfera che lo rendono un bell’ascolto personale oltre che ad una bella arma nelle mani di DJ eclettici, che non hanno paura di prendere qualche rischio.
La riprova é nell’incipit quasi rock (“Connecting the ghost”), seguito da “Friendship song” che strizza chiaramente l’occhio all’electro tedesca degli ‘80.
Salvo poi tuffarsi in territori piú familiari subito dopo: “Stuffy” é giá marcatamente da club e ricalca un suono piú deep al quale Flugel ci ha abituati da tempo, cosí come “Your war is over”.
Ma le variazioni non sono finite, ed anzi l’album intreccia continuamente suoni differenti, a volte anche all’interno della stessa traccia; un perfetto esempio é “We have a nice life”, forse l’highlight dell’album, in cui si innestano sorprendenti vortici acid su uno sfondo quasi piatto e sognante.
Non mancano riferimenti trance come “Parade”, o grooves ipnotici come “Occult Levitation” che starebbe benissimo in un set di Michael Mayer alle sei di mattina; e in chiusura, “All That Matters” offre un tocco chill-out quasi inatteso, eppure perfettamente calzante.
Se “Fatty Folders” era prevalentemente un disco da club, fatto con qualche eccezione da tracce in quattro quarti con beats solidi, Flugel questa volta si é spinto oltre, in un lavoro che non tradisce completamente il passato ma ne allarga i confini.
I palati piú esigenti non penseranno alla parola “capolavoro” solo perché oggi é difficile avere qualcosa di radicalmente nuovo, ma “Happiness Is Happening” ha senza dubbio delle punte notevoli in un livello qualitativo mediamente molto alto, lasciando all’artista un suono che lo contraddistingue nella sua scena di riferimento. E questo, in tempi di iperproduttivitá della musica elettronica, fatta spesso di lavori trascurabili o da dimenticare, resta una rilevante nota di merito. (3.5/5)

Luca Schiavoni

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