Last Words About 2009

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Ok il 2009 è bello che andato e qui non abbiamo tirato giù uno straccio di classifica o bilancio di fine anno, quindi, come ha già fatto il nostro amico Ing. Raibaz, cercheremo anche noi di correre ai ripari.

Le charts comunque potete scordarvele lo stesso 😀 quelle che voglio condividere sono giusto un paio di macro-considerazioni su come gira la palla a specchi del clubbing negli ultimi tempi.

Prima fra tutte, sempre d’accordo col mio amico Baz, la piacevole constatazione della decisione dei Prodigy, o meglio di Liam Howlett, di superare la sindrome da Chinese Democracy per sfornare l’album dell’anno, a dimostrazione che non c’è ableton che possa reggere il paragone con la forza dirompente della vecchia guardia che se la spassava sotto la statale M25 a colpi di acid house, come d’altronde è stato ampiamente confermato dalle due performance superlative degli Altern8 sia in djset al Bloc Weekend che live al Bang Face.

Per quanto riguarda i suoni e le serate, invece, è interessante sottolineare come nel celeberrimo datario di Simone KK l’aumento degli appuntamenti avanguardisti (o comunque non prettamente danceble) insieme alle segnalazioni di party esteri abbia quasi superato il numero delle feste nazionali, segno che la bolla della minimal si sta oramai sgonfiando e che il treno della nuhouse è passato senza raccogliere troppi passeggeri, se non quei Dj surfisti che non han perso l’occasione di cavalcare la nuova moda del momento salvo poi, a causa della loro totale mancanza di cultura circa le basi del genere, far magre figure proponendo un sound vecchio di almeno 10 anni (ma come si fa a scoprire i MoodIISwing o Kerry Chandler soltanto oggi???!!!) oppure i peggio loop targati Mannheim senza avere idea di come servirsene. Delle electro scorreggie, poi, di Crookers e Bloodyqualcosa non voglio neanche sentir parlare.

Se pensiamo alla florida scena dubstep, fatta di atmosfere davvero nuove e non riciclate, presente in Inghilterra, Germania, Paesi Bassi e USA con tutte le sue mille diramazioni, mentre qui da noi è quasi del tutto inesistente (diciamo un grande GRAZIE a Xplosiva e al Link per averci creduto e aver proposto anche da noi dei grandi nomi), lo sconforto non può che prendere il sopravvento. Ehi giovani! Guardate che il wonky beats tra un anno finisce, cosa state aspettando??!!!

Anche sui grandi eventi il 2009 non è stato particolarmente generoso col Bel Paese: Dissonanze e Club 2 Club rappresentano l’eccellenza di quanto la scena nostrana ha da offrire ma rimangono una cattedrale nel deserto.

E’ vero che l’Italiawave ha portato sul palco i Kraftwerk (ora ridotti al solo Hutter) e Aphex Twin ma ha anche messo in scena il peggiore spettacolo di melodramma partenopeo: gli organizzatori, probabilmente temendo una scarsa affluenza di pubblico,a supportare i citati mostri sacri hanno chiamato un Dj una volta valido ma di grande richiamo, Ralf, il quale si è messo a sbraitare per tutta la rete quando gli è stato fatto notare che forse forse il suo sound non c’entrava una mazza australiana con il loro.

Del Maximal a Milano mi sono già dilungato troppo all’epoca (se volete fare un ripasso andate qui) mentre sono strafelice che sia stata messa una pietra sopra ad Amore: una vaccata commerciale spacciata per club culture quando in realtà non era altro che un happening di cinghiali. La stessa sorte è purtroppo toccata al Movement che ha visto un allbito Ricardo Villalobos ricevere in dono la bandiera cilena; ma nessuno si è mai informato che il buon Ricardo è scappato dalla sua terra a causa del regime fascista di Pinochet? E poi che cavolo rappresenta regalare ad un Dj la bandiera? Mica è un olimpionico.

Richie Hawtin, invece, era entusiasta di ricevere la bandiera canadese, d’altronde lui è inglese, viveva praticamente negli States e negli ultimi anni risiede a Berlino; al posto del passaporto usa direttamente la griglia di Ableton!!!

Non fosse per tutte le piccole situazioni gestite da appassionati gli unici club italici sarebbero solo quelli per scambisti.
Ma cosa vale veramente la pena di ricordare di questo 2009? Sicuramente la fusione definitiva tra la musica classica e la Techno sancita dall’eccelsa collaborazione tra Carl Craig, Moritz Von Oswald e Francesco Tristano, supportata tra gli altri da Jeff Mills e Jon Hopkins, senza dimenticare le sperimentazioni da fuoriclasse di Laurent Garnier. Insomma Detroit e Basic Channel vengono finalmente riconosciute non solo come Olimpo dell’elettronica ma come patrimonio dell’intera comunità musicale; speriamo solo che tutto questo non porti a discriminazioni elitarie (anche se visti certi ambienti sarebbero pure giustificabili).

Sulla terra dei comuni mortali, intanto, si muove il culetto a colpi di groove funkettoni grazie ai proudcers rumeni, alla Diynamic rec., agli amici della Exprezoo rec. e ad un graditissimo ritorno: l’andamento hardgroove napoletano.

E sempre Napoletano, ma di cognome, è Marcello, best breakthrough dell’anno appena passato con un brillante ibrido tech-jazz di matrice, manco a dirlo, Detroit.

Federico Spadavecchia

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