Una mattina al Robert Johnson (ovvero come diceva Arbore meno siamo e meglio stiamo)

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La volta scorsa c’eravamo lasciati con la nostra uscita dal Cocoon club per dirigerci al Robert Johnson, ma per farvi capire meglio la situazione di uno dei più prestigiosi club tedeschi è conveniente fare un paio di passi indietro. Tanta è appunto la distanza tra l’uscita di Casa Vath ed il suo guardaroba.

Sono all’incirca le sette del mattino e coi miei amici stiamo discutendo su come portare avanti la festa mentre Richie Hawtin sta ormai ultimando il suo set.  A questo punto la scelta sarebbe stata quindi tra un possibile afterhour o una bella dormita in albergo. Iniziamo così a girarci intorno e a chiedere a tutti i nostri amici italiani presenti cosa sapessero della festa della M_nus organizzata al Robert Johnson, e mentre alcuni chiedono informazioni ai tassisti davanti al locale un mio caro amico che abita in quel di Francoforte mi garantisce che l’after sicuramente si fa ma che il vero problema è riuscire ad entrare.

Circola, infatti, da almeno un paio d’ore la voce che l’ingresso sia consentito soltanto a pochi fortunati presenti su una fantomatica guestlist, senza contare il fatto che i tassisti interpellati hanno sostenuto fermamente che il Robert fosse chiuso.

L’unica soluzione a questo punto è quella di prendere la macchina e verficare di persona, anche perchè va detto che il club incriminato è a pochi passi dal Cocoon, giusto il tempo di attraversare il ponte sul Meno e approdare sull’altra sponda del fiume.

Arrivati a destinazione e posteggiata l’auto in un ampio piazzale, scopriamo che il Robert J. ha sede in quello che una volta doveva essere un circolo di canottaggio con tanto di verde praticello, panchina e ornamenti navali. Intimoriti e dubbiosi ci avviciniamo alla porta d’ingresso arrotandoci il cervello su come trovare una valida scusa per giustificare la nostra presenza.

E invece, sorpresa delle sorprese, anzichè trovare un Cerbero a sbarrarci il cammino troviamo un paio di simpatiche ragazze che ci informano che l’entrata costa 12 Euro, somma che ci sbrighiamo a pagare con un sorriso a 32 denti.

Già perchè con una cifra così irrisoria ci possiamo godere il suono minimale di Magda e Troy Pierce, esponenti spicco della scuderia di Richie Hawtin, per i quali se fossimo stati in Italia avremmo dovuto sborsare tranquillamente il triplo.

Ecco, saliamo una rampa di scale ed iniziamo a capire la filosofia di questo locale che, sebbene privo dello sfarzoso arredamento del Cocoon, mette la musica e l’amicizia al di sopra di ogni cosa.

La pista non è molto grande e la consolle è a diretto contatto col pubblico percui chiunque può avvicinarsi ai Dj’s per congratularsi o semplicemente scherzare con loro. Non esistono divanetti, così chi si vuole sedere deve usare le panche sul terrazzino esterno, dove mettendosi proprio alle spalle della consolle può godersi la vista sul fiume e l’aria gelida del mattino.

Ora capisco bene perchè l’organizzazione si rifiuta di pubblicare le line-up delle serate, mettendo solo a disposizione degli mp3 indicativi della musica proposta, infischiandosene altamente di fare il pieno tutte le sere; è per il semplicissimo motivo che la clientela ricercata non deve essere composta da persone che si muovono soltanto per il nome famoso in cartellone o puramente per fare casino; qui, chi viene deve essere consapevole della situazione in cui si trova.

Comiciamo a ballare con Magda e Troy scatenati dietro al mixer: la loro strumentazione è composta da i classici technics, mixer allen & heat e due laptop su cui rispettivamente Troy fa girare Serato mentre la dolce Magda Final Scratch.

Il set procede sullo stile funky minimal, ben valorizzato dal potente impianto Martin’s Audio, con Pierce che gli conferisce una venatura più dark, quando anche il grande Richie si unisce alla festa.

Nuovamente assistiamo al perchè il Robert è diverso da ogni altro locale: se al Cocoon, infatti, poche ore prima Richie appariva come una Star irraggiungibile, eccolo ora a ballare e a fare lo scemo in pista con la gente comune fino a quando decide che ha ancora voglia di suonare e così tanto rompe le scatole alla povera Magduccia (la quale nel farttempo ha quasi annegato John Gaiser con una bottiglia di vodka), che alla fine gli lascia il posto.

Un’ora dopo però torna in consolle la Dj di origine polacca e mentre il pubblico è completamente fuori controllo ci avviciniamo ormai alla fine della festa.

Dopo tutta la notte e buona parte della mattinata passata a ballare inizio a sentire la stanchezza così faccio per darmi una calmata quando però mi sembra di riconoscere una melodia conosciuta.

“Eh questo deve essere un pezzo vecchio..” commenta il mio amico KK. Non l’avesse mai detto, in quell’istante ci guardiamo in faccia e capendo di quale melodia si tratta corriamo davanti alla consolle giusto in tempo per cantare a squarciagola il ritornello di Everythings Counts dei Depeche Mode (Pierce remix) con Troy che ci osserva sorridente, pronto a chiudere il party con un pezzo basato sul sample di una gemma dark anni ‘80.

E’ mezzogiorno, è ora di uscire per trovare un albergo, mangiare qualcosa e dormire qualche ora prima di partire per mannheim e dare il via al TDK Timewarp 2007…

Federico Spadavecchia

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