Nel corso degli anni mi è stato chiesto più volte un consiglio sulle casse monitor da utilizzare in studio per ascolti a corto raggio, conosciute anche come casse “Nearfield“.
Tenendo presente che questo articolo si rivolge a tutti coloro che hanno studi casalinghi o comunque semi professionali, è meglio mettere da parte le teorie sulle correzioni acustiche degli spazi per dedicarci direttamente alla pratica e all’esperienza personale accumulata negli anni.
La scelta dei monitor è la questione più delicata da affrontare nell’allestimento del proprio setup dopo quella della scheda audio. Tutto ciò che andremo a produrre dovrà, infatti, essere in grado di “traslare“, ovvero di suonare il più bilanciato possibile su qualsiasi altro impianto, dall’hifi del soggiorno all’autoradio più tamarro.
Naturalmente la discriminante di base resta il nostro portafoglio, che come noto mette qualsiasi altro aspetto tecnico in secondo piano.
Il primo dato da considerare per un acquisto corretto è la misura della propria stanza, perché la dimensione del cono del woofer deve essere rapportato alla sua grandezza: non possiamo infatti posizionare una cassa con cono da 8″ in una stanza 1×2 metri poiché questa ci restituirà un suono enfatizzato, che darà l’illusione di essere ricco di frequenze, in particolare sulle medio basse. Per la stessa ragione non possiamo utilizzare casse con il cono da 4”, 5″ o 6″ in uno studio medio grande (es: 3×2 metri) in quanto il suono apparirà scarico sui bassi.
Un’ottima soluzione pratica, e perciò mal digerita dai puristi, consiste nel servirsi di una coppia di monitor più subwoofer per sopperire alle mancanze di frequenza.
Per quanto riguarda la potenza, le Nearfield sono casse che devono assicurare linearità sonora e non gran volumi, anzi, più questo è alto e maggiore sarà la perdita di definizione, falsando il missaggio finale.
Ma allora qual è il livello giusto da tenere? Molto semplicemente quello nonostante il quale si possa parlare tranquillamente senza dover urlare, così facendo aumenteremo la definizione e stresseremo meno le nostre orecchie!
Un altro fattore da analizzare è la vicinanza delle casse rispetto al muro e la loro posizione rispetto all’ascoltatore.
Sui libri leggiamo che esiste una distanza minima e massima da rispettare, ma nella vita reale l’unica soluzione è provare e riprovare, ascoltando diversi dischi che conosciamo bene per capire se ci sono buchi di frequenze o colorazioni del suono, perchè ogni abitazione è differente e costruita con materiali diversi.
Ricordatevi che tentare è il vero nodo della questione: non esiste una cassa che comprata e installata faccia suonare i mix perfetti, bisogna invece capire come si comporta lo strumento e imparare a lavorarci senza fretta.
Alla fine vige il detto “chi più spende meno spende” (io dopo averne cambiate 5 paia di fascia bassa ho deciso di fare un piccolo investimento e comprare le Adam) ma visto che agli inizi non si hanno le pecunie per acquisti importanti, vorrei concludere segnalandovi due marche con cui si possono ottenere ottimi risultati con un budget di 500 Euro, Yamaha e Krk, diverse per fattura e suono che ne esce; lasciamo al vostro gusto l’ardua sentenza.
Mauro Alpha