“My Friends” dei Groove Armada sembra perseguitarmi in questi giorni, mi riferisco in particolar modo al video, con i ricordi vacanzieri ancora freschi nella testa per cui mi basta passare di fianco ad un’aiuola per rivedermi a ballare sui prati di Obertshausen, oppure essere abbagliato da un riflesso di luce sul parabrezza di un auto in corsa per essere di nuovo avvolto dai cristalli del Cocoon club.
Domenica scorsa ho infatti partecipato al mio terzo Green and Blue, che ha spento sei candeline, e le emozioni provate sono sempre le stesse eccitanti della prima volta.
Il Green and Blue infatti non è un festival qualsiasi, quindi non lasciatevi trarre in inganno dal marchio Cocoon sul biglietto o dai nomi altisonanti dei Dj’s, qui non siamo nè al Love Family Park, commerciale e stracolma di Italiani (e cari miei è inutile offendersi e sbandierare l’orgoglio nazionale perchè il comportamento della stragrande maggioranza dei nostri connazionali ci rende davvero impresentabili), nè tanto meno in quel circo mangia soldi quale è Ibiza.
Questa è la festa di Sven Vath e Ricardo Villalobos, questo è l’omaggio che Herr Cocoon dedica tutti gli anni alla cua città natale, alla sua famiglia e ai suoi amici, devolvendo parte del ricavato ad associazioni locali che si occupano di attività giovanili ed alla compensazione delle emissioni di CO2 (tra l’altro tutti gli artisti coinvolti si sono impegnati a viaggiare in treno).
Sui prati dello Waldschwimmbald ci sono esclusivamente ragazze e ragazzi vestiti di verde e di blue che stendono coperte per fare un picnic di fine estate ascoltando buona musica, chiunque pensasse di andarci per cercare lo sballo, cori da stadio o l’attuale Richie Hawtin resterebbe molto ma molto deluso.
Arrivati verso mezzogiorno ci fiondiamo direttamente sotto il palco verde per la seconda parte del set di Raresh: il giovane pupillo di Ricardo Villalobos è il Dj più rappresentativo della “non scena” nu house, e lo dimostra tirando fuori dalla borsa sonorità funky, ricche di groove, ben lontane dal piattume minimal.
Il talento rumeno scalda la folla (eh già con la storia che questa edizione è stata l’ultima presso lo Schwimmbald la gente è corsa in massa) a dovere e lascia poi a Onur Ozer il compito di finire l’opera, e il Sorcino di Istanbul non si fa pregare regalandoci una delle migliori performance della giornata.
Anche per Onur il basso slappato stile James Brown è la colonna portante del set, sul quale di volta in volta aggiunge e toglie percussioni e melodie a seconda del livello di tensione che vuole dal pubblico.
Quando Onur finisce, e tocca agli Extrawelt (che anche se non li ho mai cercati di proposito ho già sentito live almeno 3 volte negli ultimi due anni), cambiamo palco per il live di Tolga Fidan; a gestire il blue stage troviamo Tobi Neumann, che fisicamente parlando potremmo definire il Roby J della terra dei crauti.
Tobi è agli sgoccioli di un set bello percussivo con alcuni stralci di melodie dolci, praticamente il preascolto perfetto per il live di quello che fino a qualche mese prima per me era un perfetto sconosciuto.
Tolga Fidan, infatti, perdonatemi l’ignoranza ma sino al momento in cui non l’ho visto nominato tra gli artisti che avrebbero suonato al Green and Blue non l’avevo mai sentito, però dopo essermi collegato al suo myspace ho scoperto che è un producer turco-francese, che stampa su Vakant e che ha un live set niente male. Per un’ora il nostro homo novus ci intrattiente a colpi di bonghetti e leggere atmosfere da viaggio che ci fanno mantenere il sorriso nonostante la pioggia (durata poco per fortuna).
A seguire c’è Loco Dice, la grande delusione del festival: innanzitutto spiegatemi perchè un Dj come lui che viene dall’hip hop con una tecnica di turntablelism invidiabile debba suonare con Traktor e affini…quindi vorrei sapere dov’è finito il Loco Dice dal battito lento e housey che mi piaceva tanto, e perchè diavolo si sia messo a pestare come un dannato alle quattro del pomeriggio per di più usando tre suoni in croce senza cambiarli mai…
E’ giunto quindi il momento di andare a salutare il padrone di casa per vedere come sta. Ed eccolo lì il vecchio Sven con occhiali da vista e cappello (a coprire la calvizie?) a suonare l’hi nrg del nuovo millennio: un mix di electro, techno, ed elementi old style come fischi e sirene. Certo non è un sound fine e ricercato, ma come sottolinea la sciura Vath, che si divide tra un flute di champagne e il badare al nipotino, non si può far altro che ballarlo con tutta la forza e l’allegria di cui si dispone.
Dopo una cena da fini intenditori a base di Bratwurst mit Brotchen und pommes frites è l’ora del leader del palco blue: Ricardo Villalobos.
Inutile che ripeta tutta la stima che provo per questo Dj, capace sempre di creare il mood giusto proponendo dischi difficili o rendendo interessanti canzoni a prima vista banalotte, ma che proposte da lui acquistano tutto un altro valore.
Ormai il Villa è fuori da ogni restrizione di genere, e lui guidato da chissà quale musa ci fa perdere in una piacevole sensazione di benessere, portandoci ad urlare per una melodia di xilophono o di una tromba jazz. C’è prefino il tempo per una hit, come da regolamento degli open air, il suo remix di “Sinner in me” dei Depeche Mode su cui tutti saltano e cantano. Personalmente sono andato in orbita quando tolta la felpa Ricardo ha mostrato la tshirt della Skull Disco di Shackelton.
L’ultima ora la ripassiamo da Sven che ribadisce, qualora ce ne fosse ancora bisogno, che lui è il carisma per antonomasia: non importa se mette dischi vecchi o sbaglia un passaggio, lui è sempre e comunque il Dj giusto nel posto giusto e la gente non può che adorarlo.
Sven con i suoi preziosi vinili è come se parlasse direttamente con ciascuno di noi. A chiudere il festival il suo classico discorso, altro che Obama o McCain, con addirittura il sindaco di Obertshausen e la promessa di trovare un luogo ancora più bello per la prossima edizione.
La festa è finita e noi siamo già in viaggio per l’after party al Cocoon club a Francoforte, in compagnia di Raresh e Ricardo all nite long.
Premiato da Resident Advisor come club dal miglior design il Cocoon è il giocattolo più bello di Sven, e più volte su queste pagine ne ho tessuto le lodi: cristalli, laser, divani, monitor negli specchi dei bagni con tanto di addetto allo scottex wow….
Come tre anni fà Ricardo preferisce suonare tra il pubblico che non dall’alto dell’astronave, e tra lui e Raresh riempiono tutto lo spazio a disposizione di vinili e cd, un casino tale che nemmeno in camera mia…ma stasera è il Cocoon la loro cameretta e i due Dj’s hanno voglia di fare festa.
A guardarli bene si potrebbe dire che son padre e figlio, anche se Ricardo è quello più scanzonato, mentre Rareh è un giovanotto a modo sempre gentile persino con i fans più invadenti; ad un certo punto accortosi di come sorridevo vicino alla consolle si è avvicinato e mi ha stretto la mano, l’unica cosa che gli ho detto è stata: “Great set!!”, e lui mi ha ringraziato sinceramente. No superstars allowed.
Intanto nel micro, la saletta numero due, Neumann e Ozer con il loro progetto Sensoria sono partiti per un lungo viaggio cominciando con sonorità house/lounge per poi alzare il ritmo sempre di più arrivando a proporre una techno bella tirata.
I Dj’s in main stage riprendono il discorso da dove l’avevano interrotto al festival, esplorando nel dettaglio gli aspetti più jazz e deep per oltre 3 ore, e soltanto dopo concedendo qualcosa di più easy al dancefloor. A scrivere la parola FINE ci pensa Ricardo con un disco dubstep da giudizio universale che comincia con una lunghissima intro di matrice electro per poi sfociare nei synth dub dell’apocalisse e quindi riprendere da capo.
Sono le 6 e come per Cenerentola termina l’incantesimo, il nostro bozzolo torna ad essere un aereoplano per la vita reale con cui salutiamo Francoforte e l’estate.
Federico Spadavecchia