Sono passate solo due settimane ma è come fosse una vita fa, anzi sarei quasi tentato di considerarlo alla stregua di un bel sogno ad occhi aperti ma i miei amici, crew di infaticabili Ravers, me ne confermano la realtà.
A sto giro l’avventura è stata davvero tosta, difficile da raccontare a parole.
La terza edizione del Bloc Weekend, spostato dalla nebbiosa Hemsby alla stranamente assolata Minehead (provincia di quella Bristol culla del wonky beat) è andata al di là di ogni aspettativa: tre giorni in cui si è passati da pomeriggi a mollo nel rilassante parco acquatico indoor gentilmente offerto dalla struttura, all’ubriacarsi con le KKastagne al rhum della mamma di Simone, a scoprire che in questa parte d’Inghilterra si usano le creuze come a Zena e, naturalmente, alla Musica che ha occupato le nostri notti.
Il primo giorno, venerdì, è votato all’insegna del dubstep e dei suoi eroi: iniziamo così la nostra maratona già alle sette di sera nella Tec:Bloc (le altre sale erano la main room Centre:Bloc, la sudatissima Red:Bloc, e l’intima Jak:Bloc) dove Ebola sfodera un bel live in chiave dub per quasi quaranta minuti per poi ingranare la quarta e tirare giù tutto a scudisciate hardcore.
Il primo cambio vede salire in consolle Peverelist, terza anima della fu Skull Disco: se infatti il capo banda Shackleton ne incarna lo spirito più esotico, ed Applebim quello più londinese progressivo, Peverelist predilige il dubstep più classico intrecciando percussioni ipnotiche e circolari; i missaggi puliti sincronizzano, senza bisogno di alcun pc, vinili dal battito irregolare.
Dopo un break a base di rolliing & scratching fornito da quel funambolo di Dj Qbert, è tempo di andare a sentire il dj set di Ital Tek, energico e mentale, e quindi la prima parte di quel Pole che tanto ricorda Martin Buttrich per la quantità di artisti a cui produce i dischi.
Da mezzanotte all’una è tutto un gorgoglio di ultrabassi, valorizzati alla perfezione dagli impianti Funktion One gli stessi che regnano al Berghain di Berlino, insieme al gotha della scena: Applebim, la cui performance è stata una delle più belle dell’intero rave, Pinch capace di raggiungere profondità tali da far vibrare tavoli e pareti, quindi 2562 anello di collegamento tra la Berlino della Basic Channel e la Bristol di Rinse Fm.
Il dancefloor risponde morbido ai nostri passi, infatti, quella diavolo di moquette so british, che domani puzzerà da morire di birra e sudore, attutisce ogni salto. Per quanto riguarda il pubblico, invece, si parla di 5000 ragazzi e ragazze con tanta voglia di divertirsi senza paranoie e con una preparazione all’ascolto nettamente superiore alla media; gliItaliani presenti sono all’incirca una trentina segno che nel nostro Paese si perde ancora del tempo dietro alle acconciature trendy di Hawtin e compagnia senza accorgersi che il resto del Mondo è andato avanti.
Il main event della serata è il ritorno sulla scena rave dei Future Sound of London con un live totalmente analogico, peccato per la scelta alla Mina di esibirsi in broadcast ISDN dal loro studio. Per fortuna a consolarci dalla delusione provata ci pensa un sorprendente Rusko con tanto di basso suonato live ed Mc.
Quando tocca a Kode 9 prendere posto ai piatti il pubblico esplode, ed all’inizio, nonostante qualche problema di eccessiva vibrazione di un giradischi, il patron della Hyperdub porta avanti un set seguendo la neonata corrente funky del wonky beat spiazzando un pò la pista. Niente paura però, perchè dopo il primo quarto d’ora le atmosfere tornano ad essere quelle sci-fi del suo incredibile set di gennaio al Berghain, mettendo in risalto tutta la sua tecnica da turntableist.
Per stasera con la ritmica half step abbiamo chiuso e andiamo da Daniel Bell sperando magari in un set retrospettivo sulla storia della Plus 8, ma ci tocca subire la seconda delusione della festa: Dan Bell propone un set in linea con l’attuale Minus, decisamente di pessimo gusto.
Ripieghiamo allora sull’emergente Hudson Mohawake che propone un live ibrido di pc e giradischi. Il giovane ha sicuramente dei numeri ma a mio avviso anche molta confusione e perciò mi riservo di risentirlo in futuro.
Prima di andare a dormire c’è ancora il tempo per qualche minuto del live dei Frequency 7, la coppia aperta della techno, che per l’occasione si fa accompagnare da Surgeon e Ben Sims. Il risultato dell’ammucchiata è un 4/4 liberatorio con cui sfogare le ultime gocce di adreanlina prima di fiondarci a letto col sole a far capolino dalle colline circostanti.
Federico Spadavecchia