Bloc Weekend ’08: Una nuova speranza

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E’ abbastanza curioso come i miei viaggi danzerecci inizino tutti, o quasi, nello stesso modo: tardo pomeriggio, stazione Principe di Genova che, come vuole l’estetica ferroviaria del nostro Paese, è caratterizzata da un bianco e nero offuscato dalla sporcizia e da un acre odore di provenienza indefinita, che ti blocca lo stomaco e la voglia di avventurarti nell’unico posto in cui sono stati tramandati gli oscuri segreti dell’igiene, meglio noto come Bar.
Mi trovo quindi sulla pensilina, appollaiato sul trolley quasi ad evitare ogni contatto con l’ambiente circostante, con l’unica speranza di non dover prendere armi e bagagli per correre verso il nuovo binario su cui è stato dirottato il mio treno.
E proprio in una situazione del genere, con il fastidio che sale feroce come i passeggeri che si fan strada a poderosi spintoni, mi viene in mente come location di questo tipo siano state alla base del movimento Rave: i campi sotto il raccordo autostradale M25 poco fuori Londra, i capannoni industriali romani e le stazioni dismesse hanno fatto da incubatrice alla scena elettronica fin dalla fine degli anni ‘80.
La meta di questa mia ultima avventura è il Bloc Weekend: un festival di 3 giorni sulla costa nord orientale d’Inghilterra, nei d’intorni di Norfolk, che si prefigge lo scopo di recuperare proprio lo spirito dei bei tempi andati, radunando alla propria corte il meglio della Techno old school e i più talentuosi Dj della nuova scuola dubstep, grime e IDM (da Kode9 a Skream passando per Milanese e Boxcutter).
La manifestazione è ospitata però, non in un angusto angolo industriale, ma in un comodo e verde villaggio vacanze per famiglie con tanto di accoglienti chalet e RaveTv via cavo.
I dancefloor sono tre, tutti dotati di impianti potentissimi e raggi laser così forti che se li avesse visti Darth Vader avrebbe cambiato mestiere, e per passare da una pista all’altra bisogna attraversare una sala giochi in perfetto stile Gardaland completa di moquet e hockey da tavolo. Anche la gente, i clubber, sono ben diversi dai loro predecessori, non più in cerca di un modo per sfogare la rabbia repressa, mediante ritmi sempre più veloci come lo erano quelli della d&b e della hardcore, ma vogliosi di divertirsi, di tirar fuori dall’armadio i vecchi giocattoli da condividere con gli amici.
Da questo punto di vista i ragazzi del Bloc sono più vicini ai loro fratelli maggiori della mitica Summer of Love dell’89, somiglianza richiamata anche dal fine per cui utilizzano le sostanze: “What’s your name? Where are you from and what are you on?”, e non per chiudersi ognuno nel proprio mondo, sommersi nel buio degli anni ‘90.
Le note sono nuovamente lisergiche, allegre e il beat halfstep dilatato ha un effetto rilassante che quasi contrasta coi synth taglienti di cui si serve per entrarti nel cervello a cavallo di un basso scuro e penetrante.
Ma quando ormai pensi di essere davanti al suono del futuro ecco che qualcosa rimescola le carte in tavola…non importa che si tratti della crew Skull Disco (Shackelton e Applebim), il cui dub geneticamente contaminato ti fa pensare che il tutto sia una summa delle esperienze londinesi e che per questo fuori dal territorio britannico non avrebbe senso, oppure dei suoni malati prodotti da Scorn, uno che suonava la batteria per i Napalm Death…no non t’importa nulla, neanche che sei l’unico sobrio presente, tu continui a sorridire e a ballare anche se, quando Karl Bartos, elegante come uno chansonnier della Costa Azzurra, esegue Trans Europe Express una lacrimuccia fa capolino tra le ciglia!
Il giorno e la notte si confondono nella nebbia, alla fine non sono altro che parole vuote senza significato, ti accorgi della differenza soltanto perchè stai assistendo a una corsa di go-kart con ragazzi e ragazze travestiti da personaggi di Super Mario, perfetta scenografia per quel set a base di happy hardcore scorretta e acida di Ceephax (il fratello cazzaro del secchione Squarepusher), oppure perchè stai semplicemente dormendo mentre i tuoi amici scattano foto nel cimitero locale nella speranza d’imbattersi nel fantasma di Ian Curtis.
Il Bloc Weekend rappresenta il prepotente ritorno al vertice della scena inglese e dei suoi eroi, quelli cresciuti nella sala piccola del Fabric, che hanno dato vita a nuove leggende come i Corsica studios, o ne hanno rivitalizzato di vecchie, la Planet Mu è la label del momento; ma che soprattutto si trovano più a loro agio a condividere la consolle con mostri sacri della musica elettronica internazionale, potrei citare gli Interstellar Fugitives di Mike Banks o perchè no il nostro orgoglio nazionale Lory D, piuttosto che con i soliti nomi che ormai da lungo tempo stanno monopolizzando le line up dei maggiori festival continentali.
Per quanto ci riguarda, invece, non ci sembra neanche di essere partiti che è già giunta l’ora di salutare i nostri compagni di giochi e tornare a casa, dove neanche una settimana più tardi la televisione torna a occuparsi del fenomeno Rave solo a causa di un fatale incidente, dovuto per lo più all’incoscienza di chi, nel 2008, pensa ancora di essere a metà anni ‘90, quando i 4hero con il loro anthem Mr. Kirk Nightmare raccontavano di un agente di polizia che annunciava a un padre la morte del figlio per overdose.

Federico Spadavecchia

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