Abbiamo incontrato Kai Niggemann durante la sua residenza (assieme a Conni Trieder) presso Uncool, rassegna musicale in cui gli artisti soggiornano nel borgo di Poschiavo (Svizzera), lavorano e improvvisano, per poi restituire in concerti molto intimi i frutti della loro ricerca.
Un piccolo gioiellino ideato da Cornelia Mueller; le performance si svolgono presso una casa privata (Casa Hasler che ti accoglie come un parente e ti offre cibo locale e vino) da tenere d’occhio, anche perché ha un programma già compilato sino al 2033!! Per vedere ad esempio i nostrani Passepartout Duo e Lorenzo Abbatoir dovrete aspettare marzo 2028!!
Climate and Violence arriva in un periodo in cui conflitti, incertezza e aggressività si mescolano con narcisismo digitale, fake news e ignoranza. In che modo i tempi moderni influenzano il tuo lavoro e come può la musica aiutare le persone a trovare un buon giorno per combattere il sistema?
I tempi attuali sembrano essere accelerati a una velocità sorprendente. È difficile stare al passo con il continuo susseguirsi degli eventi. Quando la Russia ha iniziato l’invasione totale dell’Ucraina nel febbraio 2022, ero incollato allo schermo, facendo doomscrolling, cercando di accettare le notizie provenienti dall’Ucraina. Mi sentivo sopraffatto e impotente. Per caso, una sera tardi, ho parlato con Rob Galbraith e Beth Virosa di Component Recordings e insieme abbiamo ideato il progetto di una compilation a sostegno dell’Ucraina. È diventato un progetto enorme, con 200 gruppi, moltissimi artisti. Wolfgang Flür (ex-Kraftwerk) ha contribuito con un brano, così come Stephen Mallinder (Cabaret Voltaire), Meat Beat Manifesto, Dead Voices on Air, Mia Zabelka, Scanner, die Angel (Schneider TM e Ilpo Väisanen dei Pan Sonic) e molti altri. Abbiamo raccolto oltre 12.000 dollari. Improvvisamente, come artista e musicista, non mi sentivo più così impotente. Da quello spirito sono nate produzioni di teatro musicale a Colonia con il collettivo Paradeiser Productions, di cui faccio parte, dove abbiamo commissionato testi, design, un libro e altro ancora ad artisti ucraini. Volevamo sostenerli, finanziariamente ma soprattutto artisticamente. Volevamo mostrare loro che ci sono persone nell’Europa occidentale che si interessano, che ascoltano, che apprezzano la loro arte e le loro voci e che vedono, sentono e comprendono la sofferenza. È davvero difficile esprimere a parole ciò che sta accadendo e non so se posso dire che so come la musica possa aiutare questa causa. Ma so che la musica è direttamente connessa alle emozioni. La musica è strettamente associata a sentimenti forti e attiva l’intero sistema limbico, coinvolto nell’elaborazione delle emozioni e nel controllo della memoria. Affrontare le emozioni e i ricordi di eventi importanti della propria vita è una questione fondamentale. È una questione di salute mentale, e la musica può contribuire a una sorta di co-regolazione. Non credo che la musica possa guarire da sola il caos in cui ci troviamo. Ma penso che possa avere un ruolo importante nel darci accesso alle nostre emozioni. Se guardi al modo in cui i leader mondiali e i loro sostenitori lobbisti (mi riferisco soprattutto a leader tedeschi e statunitensi) affrontano il mondo e i loro avversari, spesso sembra di avere a che fare con bambini di cinque anni emotivamente immaturi. E penso che sia prezioso cercare di affrontare questo problema. Non credo che la musica sia l’unico modo per farlo, ma dato che è così legata alle emozioni, può essere d’aiuto. Per me, i titoli delle tracce sono i testi e la poesia. Quindi, se questa traccia si chiama “A Good Day to Fight the System”, sogno che qualcuno là fuori la ascolterà e deciderà che è il momento di dedicarsi a un cambiamento positivo. Se succedesse, sarebbe fantastico e più di quanto possa sperare. Il mantra della conferenza hacker “Chaos Communication Congress” è “be excellent to each other” (“siate eccellenti gli uni con gli altri”). Credo che solo questo possa cambiare il mondo. Non significa che dovremmo semplicemente sopportare gli abusi, o addirittura il fascismo che sta risorgendo ovunque. Dobbiamo reagire e combattere contro tutto ciò ogni volta che lo incontriamo. Ma è molto importante lavorare per l’ottimismo, dare positività e calore umano agli altri e ascoltarci a vicenda. Alcuni dicono che bisognerebbe uscire e “toccare l’erba” ogni giorno. Io penso che bisognerebbe anche tenere la mano di qualcuno e ascoltarlo ogni giorno. Quello che sta succedendo attualmente negli Stati Uniti, ma purtroppo anche in Germania e in altri paesi europei, è estremamente preoccupante per via della compiacenza generale. Gli strumenti e i manuali dei fascisti funzionano sempre allo stesso modo: si tagliano via i margini, gli outsider, i più deboli che non hanno una lobby e sui quali è facile seminare dubbi nella popolazione. Si alimentano pregiudizi e si fa in modo che le vittime vengano viste come “altri”: così è facile ridurre il numero di persone che parlano a favore di queste minoranze. Come membro della comunità LGBTQI*, vedo chiaramente che omofobia e transfobia sono in aumento. Per molti anni le cose sembravano migliorare, tutto pareva diventare più aperto, facile e leggero. Improvvisamente tutto è cambiato. Ci sono crimini violenti, aggressioni, perfino omicidi contro membri della comunità trans. Ci sono attacchi a coppie omosessuali che si tengono per mano in città come Berlino, dove pensavamo fosse sicuro, se non altrove. Il clima sta cambiando, e alcuni autori tedeschi dicono che gli “anni della mazza da baseball” (un termine coniato per gli anni ‘90, quando i violenti skinhead erano una realtà comune nei Länder dell’est n.d.r.) stanno tornando. Non lasciamo che accada. Reagiamo.
Oltre al Buchla, quali altri strumenti hai usato per registrare l’album? Cosa influenza di più il tuo processo creativo: le macchine e/o le emozioni?
Sono contento di aver scattato qualche foto dello studio improvvisato che ho usato. Quando era evidente che ci sarebbe stato un altro lockdown a fine 2020, abbiamo fatto le valigie e siamo andati in campagna, lasciando la città di Colonia alle spalle. Ho portato con me attrezzatura che speravo fosse un set completo, e quello è diventato il mio studio per “Climate and Violence”, dato che in quel periodo ho registrato le tracce per la produzione teatrale, il materiale che poi è diventato l’album. Ho usato: il mio Buchla 200e, una chitarra, la mia voce, registrazioni ambientali e dalla radio come fonti sonore principali. Poi diversi riverberi/delay/looper (Ehx Cathedral, Erica Zen delay, Montreal Assembly Count to five, EHX 45000), distorsori (Ananashead fuzz), un Mutable Beads come sintetizzatore granulare (sono un grande fan della sintesi granulare e da allora sono passato al Tempera di Beetlecrab, uno strumento eccezionale. Mi hanno permesso di creare alcune patch sull’uscita iniziale. Adoro quella macchina). Ho anche usato Max/MSP, Ableton Live e Logic Pro e moltissimi plugin per l’editing. I plugin di base sono fantastici, ma anche Audio Damage, Soundtoys, Surreal Machines, per citarne alcuni. Il mio processo creativo parte sempre dalle emozioni: poi cerco qualcosa che non sapevo di cercare. Sviluppo suoni, groove, pattern, texture che non avevo in mente, ma che attraverso l’interazione con le macchine finiscono per sorprendermi. Poi spesso ascolto i brani per ore mentre faccio altro, per capire come sono venuti. Poi li modifico e cerco di capire perché qualcosa non mi convince. Può essere un processo difficile, lungo e un po’ doloroso. La capacità di entrare in iper-focalizzazione è il mio piccolo superpotere in questi casi. Posso dimenticare il mondo mentre lavoro…
Trovo interessante chiedere agli artisti quali siano le loro radici musicali, al di là dello stile che praticano. Puoi raccontarci il tuo percorso musicale?
Ho fatto tanta strada… Penso che la prima band che mi sia piaciuta davvero sia stata i Kraftwerk. Sono stato fortunato che un amico di mio zio pensò che avessi bisogno di ascoltare “Computerwelt” quando avevo otto anni. Non sapevo allora perché la musica elettronica fosse speciale, o cosa significassero i Kraftwerk per gli altri. Per me erano testi e melodie in tedesco che potevo capire. Il mood dell’album era un po’ cupo, ma si adattava a quello degli anni ‘80. Di recente mi sono molto interessato di nuovo a tutto ciò che riguarda la sorveglianza — e già in Computerwelt c’era questo tema, credo che mi abbia influenzato da subito. Ho letto “1984” a 12 anni (era il 1984, allora). Negli anni ‘80 ascoltavo molta musica alla radio, ma prima Depeche Mode, poi The Cure mi hanno davvero acceso. Ho deciso di voler diventare bassista dopo aver ascoltato Simon Gallup (dei Cure). Poi mi sono avvicinato all’industrial, punk, hardcore e crossover, suonando in band fino a tornare all’elettronica, techno e gruppi come Nine Inch Nails, Skinny Puppy, Download, Ministry, My Life with the Thrill Kill Kult, Revolting Cocks, Doubting Thomas e simili. Ascoltavo John Peel perché in Germania avevamo BFBS, il British Forces Broadcasting Service, che ci portava molta musica dalla BBC — una benedizione. Ammiravo come riuscisse a mettere uno dopo l’altro pezzi diversissimi e presentare tutto con entusiasmo. Mi ha davvero aperto occhi e orecchie. Quando è arrivata la techno volevo farne parte, ho creato musica e mi sono reso conto che tutto quello che facevo usciva strano, rumoroso, industriale. Così ho abbracciato questa stranezza invece di puntare al successo commerciale e, con mia sorpresa, il mio progetto dell’epoca ha iniziato a essere chiamato per concerti ben pagati. Negli anni ‘90 sono stato introdotto al dub due volte, da due prospettive diverse. Una da un critico che mi ha dato una comprensione intellettuale e teorica, un’altra da un musicista della scena hip-hop che produceva anche bassi profondi dub. Mi ha insegnato la meccanica del dub e la sua filosofia di base. Mi ha affascinato in modo nuovo. Pur amando il dub reggae, ho sempre sentito che non era la mia musica da produrre. Ma ho imparato molto sul minimalismo e sulla riduzione musicale all’essenziale. E anche su quello che considero l’unica branca del management degno di nota: il “bass-management”…
La musica è condivisione e nel mondo dei “diggers” la caccia non si ferma mai. C’è un album del passato e un artista/band/genere che consiglieresti di ascoltare?Non sono molto bravo con i nomi e a volte “scopro” cose che amo — solo per rendermi conto che avevo già quell’album anni prima (e lo adoravo, ma l’avevo dimenticato), quindi le mie raccomandazioni probabilmente diranno più su di me che impressionare chi è davvero esperto di “crate digging”. Ma ascoltate:
- Kraftwerk “Computerwelt” (preferibilmente la versione tedesca. È molto più sincera)
- Sonic Youth – “Daydream Nation” – Lo comprai in cassetta a 16 anni e l’ho ascoltato fino a renderlo quasi inudibile. “Candle” era la mia traccia preferita. Amo ancora i nuovi album di Kim Gordon.
- Throbbing Gristle – “Heathen Earth” – Amavo “Something Came Over Me”, ma anche l’album perché spaventava davvero gli adulti. Carter Tutti Void sono degni eredi di questa band.
- Lard – “The Last Temptation of Reid” – “They’re Coming to Take Me Away” è stata la mia canzone-energia per anni. Inoltre, Jello mi ha formato politicamente.
- Divination – “Light in Extension” – Bill Laswell/Jah Wobble dimostrano quanto si può andare in basso. È il mio album di riferimento quando ho bisogno di bassi.
- Laurie Anderson – “Big Science” – La prima volta che ho sentito un brano di questo album era “Walking and Falling” in un radiodramma horror. Ho scoperto solo cinque anni dopo che veniva da un album musicale. L’ho vista dal vivo più volte e non delude mai.
- Underworld – quasi tutto il catalogo. La combinazione di beat, synth ipnotici e canto mantrico mi fa venire la pelle d’oca. Ci torno ogni pochi anni e mi emoziona sempre.
- Beastie Boys – molte canzoni. Sono un grande esempio di come una persona (tre persone) può evolversi da ragazzacci turbolenti a uomini consapevoli e intelligenti.
In generale cerco musica che abbia un certo tipo di intensità. Voglio profondità, non uno stile in particolare come “elettronica”, “global”, “jazz” o “punk”. Mi piace quando riesco a sentirla. A volte mi servono più ascolti per imparare a sentirla. A volte penso che una band o un artista sia davvero interessante, ma per quanto ci provi non riesco a sentirla…È difficile da spiegare…
Edoardo Grandi










