In Aeternam Vale “Pink Flamingos” (Dement3d)

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Laurent Prot è colui che da oltre trent’anni si cela dietro al moniker In Aeternam Vale, progetto new wave/synth punk nato a Lione nei primi anni ’80 e tornato a essere protagonista negli ultimi anni grazie al lavoro di riscoperta della Minimal Wave di Veronica Vasicka e a Karl O’Connor, Padrino del ritorno ai toni dark e industriali, che ha imposto etichette come Blackest Ever Black e Jealous God (di cui Prot firma uno dei dischi più belli).
Quando si ha a che fare con un vino molto invecchiato bisogna fare attenzione a maneggiarlo con cura, perchè non si può sapere quali effetti abbia avuto su di lui il tempo. Sarà diventato aceto? L’aria sarà passata attraverso il sughero provocandone l’ossidazione? Abbiamo preso tutte le precauzioni necessarie per non comprometterlo al momento dell’apertura?
In Aeternam Vale, pur riposando a lungo nella buia e confortevole cantina dell’underground (mai andando comunque oltre a qualche release su cassetta), durante l’Atonal 2014 ha dimostrato di essere fresco e potente come agli esordi, come fosse un gran vino della vicina Cote d’Or di Borgogna!

E’ stupefacente constatare quanta passione abbiano ancora da vendere questi pionieri, gente che teoricamente potrebbe benissimo vivere di rendita grazie a tonnellate di ristampe, e invece sono a sudare in studio e sul palco facendo mangiare la polvere alle nuove leve del tutto e subito.
Chris & Cosey, Psychedelic Furs, Esplendor Geometrico, Sad Lovers & Giants, The Tapes, Diaframma, Felix Kubin e potremmo continuare per l’intera giornata; la new wave (nel senso più ampio e comprensivo del termine) degli anni ’80 non è solo un genere musicale ma uno stile di vita difficile da mettere in un angolo.
Pink Flamingos è un triplo vinile orgoglioso, edito da Dement3d, che cuce trame interconnesse di pulsazioni modulari e stranianti soundscapes in chiaro scuro. Bassline roboanti sorreggono groove pensati per moderni dancefloor techno ma senza per questo limitarsi a fungere da tool. Ogni pezzo racconta una storia diversa con una dinamica personale, ritrovando nell’attualità del sound il gusto per la ricerca. Alla base di tutto c’è quella voglia di futuro che fino agli anni ’90 dettava legge nell’immaginario di chiunque frequentasse il mondo della musica elettronica, e che invece oggi, affogato nella routine dell’iperconessione e anestetizzato da tonnellate di pornografia tecnologica, è soppiantato da uno sterile desiderio di celebrità.

Federico Spadavecchia

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