Elevate Festival ’17: A Graz vince la qualità

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Dopo aver parlato con il direttore artistico Bernhard  Steirer, che ce ne ha raccontato la storia e le particolarità, non potevamo assolutamente mancare all’appuntamento con l’Elevate festival di Graz per andare a verificare in prima persona.
Mentre durante il giorno si alternavano conferenze e workshop con ospiti di fama e proiezioni, l’apertura dei panel è toccata a Evgeni Morozov, la sera il Dom Im Berg, splendida location scavata nella collina al centro della città vecchia, è il centro nevralgico della parte musicale. Abbiamo il piacere di gustarci venerdi e sabato sera, per poi lasciare Graz domenica con un po’ di rammarico per non avere avuto il tempo di assistere alla performance finale di Stephen O’ Malley.

Il primo impatto è con la sala grande, con il live della norvegese Jenny Hval. Una performance molto carismatica, i brani del suo disco più recente Blood Bitch sono sofferenti ed energici e, grazie alla presenza scenica della protagonista, intriganti.
Ci spostiamo poi nella sala Tunnel, più piccola e raw, in tempo per vedere i droni di Jung Ag Tagen mutare in casse dilaniate per un finale quasi dance (declinata IDM) della sua esibizione.
A seguire Schakleton, semplicemente molto convincente! Reduce da una serie di dischi interessantissimi, propone una sequenza dove i bassi sono la cifra che tiene insieme il sound, e fughe più veloci e spezzate si alternano alla potenza di basse frequenze grevi e rallentate. Strutture mutevoli si applicano in rapida successione alla grana piena e potente del sound. Bellissimo set!
A Made Up Sound è eclettico e quadrato assieme. Solido e divertente, Jon Hopkins manca però di picchi particolari, pur col dancefloor affollato e in fomento.

Al sabato le sale sono tre: alle prime due già viste si aggiunge anche il Dungeon, suggestiva tana situata alla sommità del Dom Im Berg.
All’arrivo cogliamo il finale del set del veterano Pulsinger con il nuovo progetto insieme al tedesco Sam Irl.
Più soulful e leggero degli altri set visti, fa comunque da ottimo warm up all’aggressivo cambio di registro dei Paranoid London. Ci spostiamo nel Tunnel, stasera targato Different  Circles.
Annotiamo il potente live di FIS, in tempo per un altro degli highlight del weekend, Logos, un grandioso show che frulla bassi di ispirazione britannica (dusbtep, grime, spunti jungle) e di impronta USA (anche  juke e footwork fanno capolino) e regala un’ora di grande energia. A seguire Mumdance raddrizza il tiro, senza perdere in cattiveria ed efficacia, ma viaggiando più in zona 4/4.
Il pubblico applaude Lorenzo Senni mentre chiudiamo la nostra puntata austriaca con The Originator aka Juan Atkins. Il prime mover della techno si destreggia con mestiere, doma un pubblico che lo attende con grande intensità e dimostra sapienza e gusto, senza trovate spettacolari o artifizi di sorta, regalando un flusso detroitiano senza ammiccamenti, con la sicurezza di un artista che quel sound lo ha forgiato.
Lasciamo il Domi im Berg quindi,sapendo che l’Elevate, ora spostato a marzo (fino lo scorso anno si teneva in novembre), è diventato un appuntamento ghiotto da tenere in agenda.

Cannibal Se-lecter

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