Lorenzo Fortino può essere annoverato tra le promesse del rinnovamento generazionale della musica elettronica italiana.
Classe 1988 di stanza a Ponte a Ema (Firenze), inizia a farsi notare come Dj intorno al 2007 in diversi locali cittadini per poi, qualche anno più tardi, fare il salto e trasferirsi all’estero. Berlino e Londra sono tappe obbligate di un processo di maturazione sempre con in testa la ricerca del disco perfetto.
Dobbiamo aspettare il 2016 per vederlo finalmente nel ruolo di producer: un album su cassetta per il collettivo Wo Land di Genova e un secondo cd autoprodotto a inaugurare Futop musica, sua label personale.
Se dagli indizi ricavati dalla biografia pensate di trovarvi davanti all’ennesima, classica, raccolta di tool da club che un Dj deve fare per poter dire di avere una carriera completa, siete del tutto fuori strada.
Il primo disco non a caso porta il titolo di Sempre a modo mio, ed è glaciale nel mettere nero su bianco la devozione di Lorenzo all’accademia dei grandi sperimentatori. Oscillatori in purezza senza nessuna concessione alla facilità di ascolto.
Il difetto di quella tape era probabilmente un’eccessiva rigidità d’impostazione troppo focalizzata sulla tecnica.
A distanza di qualche mese eccolo quindi a pubblicare un nuovo lavoro, stavolta in totale indipendenza e con un titolo, Empaetia, che pare alludere alla voglia di coprire le precedenti mancanze.
Per quanto lo stile sia il medesimo del primo capitolo, l’aspetto narrativo è più marcato grazie a textures levigate e sine waves che spingono parole non dette. Meno staticità quindi e più tensione da soundtrack diluita in ventidue tracce. Il film da sonorizzare è la sua stessa vita, legata a filo doppio alla sua terra e al concetto di musica propria: cosa ci piace ascoltare, che immagine del suono abbiamo in mente e come lo manifestiamo.
Un disco colto e interessante che getta ottime basi per il futuro.
Federico Spadavecchia