Mira Festival ’18: In & Out (Alle origini del Sonar)

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Quando si parla di festival e li si associa a Barcellona, subito vengono in mente il Primaverasound e il Sonar che, da quasi vent’anni o più, animano le estati cittadine a ridosso di giugno.
Tuttavia c’è una manifestazione nel mese di novembre che dal 2011 è cresciuta, partendo da una base di artisti autoctoni ha fatto nel 2013 il grande passo, acquisendo una dimensione internazionale sia a livello di ospiti che di pubblico: il Mira, evento dedicato interamente alle arti digitali. Da un lato è riuscito ad affermarsi dove l’edizione invernale del Primaverasound aveva fallito, dall’altro ha creato una sua appendice berlinese a partire dal 2016, per rafforzare la capacità attrattiva.

IN:

La location e la multimedialità

La  “tre giorni” si tiene quasi interamente nel complesso del Fabra i Coats, una fabbrica in stile industriale britannico diventata sito storico di interesse pubblico. Dopo il suo restauro è utilizzata da varie associazioni per progetti di natura culturale. Per mezzo anche dell’intercessione del MUHBA il Museo di Storia di Barcellona, oggi è uno spazio vivo, polifunzionale che mette in comunicazione residenti, entità e persone interessate del territorio, per condividere e concordare le varie dinamiche progettuali. Durante il Mira le aree interne vengono suddivise in questo modo: una volta entrati e passata la zona “food & drinks” , si accede alla 3D sound room, mentre al piano superiore ospita la temporary exhibition che dura ben oltre la durata dell’evento stesso. Si procede tornando al pian terreno verso la main hall; da un accesso esterno di quest’ultima si può salire al  Piso 2 e 3 per vedere le istallazioni oppure recarsi al Dome, l’unica struttura montata ad hoc con la partecipazione dell’Eyesberg Studio, costituente una cupola con sistema di camere d’aria in cui si tengono sia workshop che spettacoli generativi di contenuti audiovisivi a 360 ° tramite il software Smode Studio. Infine la municipalità della capitale catalana nell’attuare opportune politiche giovanili ha reso già da tempo facilmente raggiungibile questo complesso coi mezzi pubblici; nello specifico la metropolitana nel weekend funziona h24 e negli altri giorni fino alle primissime ore notturne, un gran risparmio per tempi e costi per il popolo festivaliero.

La grande partecipazione femminile

Se penso al Sonar by day verso la fine degli anni ’90, quello a cui abbiamo assistito al Mira è sicuramente singolare. Le persone venute in massa appartenenti al gentil sesso hanno fatto la differenza a livello qualitativo. C’erano ballerine che improvvisavano, da sole o in gruppo, passi di danza durante le varie performance, c’erano le supporter di alcuni artisti e c’erano le addette al settore delle arti visuali. Sopratutto si avvertiva un reale trasporto emotivo da parte di tutte, sfatando il mito della musica elettronica come riserva esclusiva dei nerd maschi più infognati, soprattutto se si guarda alla line up e in special modo alla tipologia della manifestazione. Era ora!

Le seguenti performance:

DJ STINGRAY DJ SET: vinil set con una traccia electro e una techno old school e non, mixate ottimamente; l’unico vero sdoganatore del genere in grado di coinvolgere non solo i diretti estimatori.

SEEFEEL performing QUIQUE feat DAN CONWAY LIVE A/V : Risulta incredibile come all’annuncio che i Massive Attack si sarebbero esibiti nel 2019 in formazione storica completa interpretando Mezzanine, non sia corrisposta da parte degli amanti di quel suono targato anni ’90, una stessa foga nel venire a vedere i Seefel, che per l’occasione hanno interamente portato il primo album su Too Pure. Chi vi scrive poi ama invece la loro seconda opera con un taglio più elettronico cioè Succour su Warp, e guarda con occhio quasi benevolo la terza (Ch-vox) sulla Rephlex del tanto tirato per la giacchetta Richard D.James. Esecuzione riuscita al meglio grazie anche all’apporto dei nuovi entrati nella band, Kazuhisa Iida e in particolar modo Shigeru, già elogiato qui su Frequencies come Devilman e dj Scotch Egg. Si fluttua meravigliosamente tra i paesaggi sonori affrescati. Efficace e funzionale la componente visiva che ha accompagnato lo svolgimento musicale.

ATOM ™ presents DEEP STATE LIVE A/V: vince la palma d’oro a mani basse con un set corto ma intensissimo dove trova la quadra tra il suono minimale e scarno della Raster, quello della sua label e della No. sotto sua diretta curatela, attraverso un approcio real accelerazionista. I video sottolineano con forza espressiva la tematica politica trattata – il deep state appunto – coinvolgendo emotivamente lo spettatore e costringendolo immediatamente a prendere atto di quanto accade al di fuori della propria apparente normale quotidianità.

THE BUG feat. MISS RED LIVE: Sostituisce il mancato show di Venetian Snares X Daniel Lanois, ma non ne fa pesare l’assenza, perché si dimostra sempre il miglior interprete tra il dub, gli urban soundz e l’uk bass. Miss Red fa da cerimoniera del rito ed al momento del drop, la main hall viene devastata dalla deflagrazione di “siluri” subbase sparati dalla sua console.

IN BETWEEN:

I drink:

Parzialmente riuscita la gestione per approvvigionarsi il beveraggio attraverso l’acquisto di gettoni. In determinati, ma fortunatamente pochi, momenti, si sono create file che procuravano una concreta perdita di tempo, a svantaggio del godimento della kermesse. Pochi punti vendita ammassati. Sui costi al contrario, non si ha nulla da eccepire.

Il brusio costante del pubblico:

La nostra redazione era stata avvertita sulle problematiche provocate dal brusio di fondo e dalla chiacchiera del pubblico; tuttavia queste sono state percepite solo in alcuni frangenti ed esclusivamente nella zona diametralmente opposta rispetto al palco della sala principale.

La selezione della line up:

Il Mira porta ad effettuare una scelta obbligata tra ciò che si vuole assistere, poichè le esibizioni avvengono in contemporanea nei due spazi preposti. Non è la prima e nemmeno l’ultima manifestazione dove questo avviene, ma noi di Frequencies patiamo un po’ il fatto di non riuscire ad essere perfettamente completisti.

Il party ufficiale:
E’ stato fissato per sabato sera il post party ufficiale, da tenersi presso la cornice dello storico locale Rattmatazz. Tutto bene tranne la scelta artistica della line up, per nulla all’altezza rispetto a quella del festival.

“Il paziente inglese”:

La componente internazionale dei convenuti è in larghissima maggioranza inglese, il cui connubio festaiolo con la Spagna è consolidato ormai da decadi. Nelle altre parti d’Europa forse il Mira non ha ancora tutta questa fama e presa.

OUT:

Il sito web:

E’ un vero peccato per chi si dichiara divulgatore della conoscenza delle arti digitali avere un website non così funzionale; andrebbe migliorato per incrementare l’aspetto comunicativo e attrattivo. Ad esempio solo in seconda battuta, presentata la scaletta degli artisti, si è venuto a sapere che non sarebbe stato compreso nell’abbonamento full, lo spettacolo “ANTARCTIC TAKT” by DASHA RUSH & STANISLAV GLAZOV LIVE A/V 360º. Anche al ticket office in loco abbiamo riscontrato qualche perplessità nel ricevere informazioni.

Il caldo nella 3D sound room:

L’eccessivo calore che si è venuto a creare durante gli show più attesi nella 3D sound room, ha influito negativamente sul piacere di assistere agli stessi. A onor del vero, l’ingresso è sempre stato monitorato e contingentato, ma evidentemente la ricetta non ha funzionato come da aspettativa dell’organizzazione. Anche sulle file a volte formatesi, bisognerebbe considerare una soluzione alternativa definitiva. Un’altra analogia con il Sonar targato seconda metà degli anni ’90.

Ingresso al Dome:

E’ vero che la capienza del Dome per sua natura è limitata, ma anche in questa situazione, durante lo svolgimento del raduno, avrebbe sicuramente giovato più attenzione e preparazione nel dipanare la coda che talvolta si è formata in attesa di accedervi.

Le seguenti performance:

AMNESIA SCANNER present AS ORACLE LIVE A/V; AÏSHA DEVI feat. EMILE BARRET LIVE A/V: in entrambi i casi, tolto un sufficiente livello qualitativo dei suoni bassi proposti dai finnici e la peculiarità vocale dell’elvetica, siamo di fronte a un tentativo maldestro di relazionarsi con l’hardcore continuum (ben spiegato dall’ottimo Kode9), ammiccando ai ‘90 e guardando anche alle sonorità post trap, post accelerazionismo, post boh. Un fritto misto noioso all’insegna del vietato ballare. Un compromesso fallito che scontenta sia l’intellighenzia sia i fanatici del dancefloor. Si avverte poi una regressione fonica di ciò che è presentato sul palco dalla svizzera, dato che con il moniker Kate Wax aveva dato prove migliori rispetto a questa, nel passato della storia dell’elettronica.

TAPAN 3D SOUND LIVE: a scapito della strumentazione montata sul palcoscenico, il risultato che ne scaturisce ricorda molto gli Atahualpa.

VARG 3D SOUND LIVE: dopo averlo nuovamente messo alla prova, bisogna attribuirgli il premio come promessa mancata dell’elettronica di quest’ultimo lustro, nonchè artista sopravvalutato. Tranne quando si cimenta e flirta con tutto quello che riguarda la techno, in cui raggiunge alte vette, sugli altri versanti lascia delusi come nello show proposto qui al Mira. Un patchwork sonico dove si è fatta un’estrema fatica a capirne il collante e il fine. Cassa quasi assente, qualche cenno di noise, pause interminabili, effetti banali hanno contraddistinto l’esibizione di Jonas Rönnberg.

Simone KK Deambrogi

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