E se Banksy fosse Robert dei Massive Attack?

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E se Banksy fosse uno dei leader dei Massive Attack?  Teorema interessante, ma non credo che abbia ormai grande importanza scoprirlo.
I due si sono citati già abbastanza, lodandosi a vicenda.
Se fosse la stessa persona, sarebbe davvero un caso d’artista multidisciplinare, capace di spaziare dalla musica, ai graffiti, alla pittura (sue sono alcune copertine e istallazioni per i concerti), alla guerrilla art. e tutto ad altissimo livello.
Fosse così, ci metterebbe davvero tutti a sedere, a essere solo spettatori, a farci sentire ancora più piccoli di quel che siamo.
A prescindere da ciò, poichè non sono un ragazzino e proprio negli anni ’90 sono cresciuto tra Catania e Milano tra suoni e stimoli musicali, io non mi dovrò documentare sui Massive Attack. Li ho sempre adorati, anzi li abbiamo. Cambierebbe poco quindi.
Per me, il più grande contributo dell’hip hop o del rap è l’aver contaminato altri generi. Metti i Rage Against the Machine, i Red Hot Chili Peppers, i Fatboy Slim. Tutto anni ’90. Anni per me fondamentali, perchè uscirono anche dei film che rimaranno nella storia e non solo per la mia formazione artistica: Natural Born killers, Pulp Fiction, Fight Club e Trainspotting. Gli anni d’oro di MTV, del live dei Nirvana. C’era l’onda del grunge, forse l’utima rock wave degna di nota. Ma tutto stava già cambiando.

Erano gli anni in cui cominciavo a vivere Milano, Londra, Helsinki, Stoccolma, anni in cui prendevo aerei e cambiavo ragazze. Gli anni dell’erasmus, dello studio su libri in tre lingue. Disegni, taccuini, cassette… poco computer. Ho fatto tutto quello che oggi fate (forse) voi. Alcune cose poi, le ho abbandonate. Ho lasciato il fumo, ho lasciato capelli, amici, luoghi, oggetti, cose. Tante cose. Non c’era Facebook, avevamo un Nokia o un Ericsson. Lo schermo non lo si guardava quasi mai. Vivevamo senza postare niente; le esperienze visive erano assai più intime. E c’erano ovviamente i Massive Attack. Non potrò mai dimenticare una sera d’agosto, pioveva leggermente ed eravamo in auto, sfilando per i boulevard di Vienna con una Mazda rossa, ascoltando questo brano, Karmacoma.
Era il 1994. Ero con un mio amico catanese, Fabio Pirrello, e due nostre amiche austriache. Quel sound era realmente rivoluzionario.
Io non mi interesso se Banksy sia o no, il mezzo napoletano Robert Del Naja. Ma Banksy c’era già, da Napoli a Bristol. Alcuni di noi lo conoscono, alcuni di noi hanno lavorato per e con lui, che importa, possiamo fare a meno di dire per forza tutto.

Oggi ricordo i miei anni ’90 e i Massive Attack.

Vlady Stroy aka Vlady Art*

 

*Vlady è un artista visivo multidisciplinare, con oltre 500 opere all’attivo che vanno dal grande intervento esterno, all’ installazione minima, dalla street performance al testo concettuale e i video surreali.  Nato a Catania ma dai lunghi trascorsi in giro per l’Europa, è attivo principalmente nell’arte urbana effimera, installativa, situazionista. Vlady ha  lasciato traccia della propria produzione artistica in Italia, Finlandia, Germania, Irlanda e U.S.A. www.vladyart.com

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