Battles live @ Kino Siska (Lubiana): Il Report

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Sono ancora Lubiana e il centro di cultura urbana Kino Siska a proporre una gig interessante in zona, il live degli statunitensi Battles. Oiginari di New York, i tre componenti danno vita al progetto dopo aver maturato esperienze in band come Don Caballero, Lynx, Helmet e Storm and Stress.
La data slovena fa parte del tour europeo di presentazione di La Di Da Di, uscito su Warp nell’autunno del 2015, il terzo Lp della loro carriera.

I ragazzi dal vivo rasentano la perfezione dell’intrattenimento: un assalto ritmico, matematico, ma caldo, con una vena basica di funk a scandire le progressioni. Come definire la loro musica? Nella loro ricetta gli ingredienti sono i più disparati: jazz, impro, elettronica, post punk, psicadelia e finanche prog.
A nostra precisa domanda rispondono: “In realtà non pensiamo alla nostra musica come elettronica. A meno tu non ti esibisca con strumenti del diciannovesimo secolo tutto è elettronica, per cui ovviamente la maggior parte delle strumentazioni nel 2016 sono elettroniche. La differenza tra i Platters oppure i 4-Tops e noi è nel grado in cui si utilizza l’elettronica, ma siamo comunque nel medesimo spettro.”
Ci ha particolarmente colpito il batterista John Stanier, ex Helmet, che detta letteralmente al gruppo, di fatti tutto disposto intorno alla sua postazione al centro dello stage.
Il contrappunto alle sferzate di Stanier lo fanno la chitarra vigorosa di Dave Konopka, e le divagazioni spesso lisergiche di Ian Williams che giostra su macchine, loop-station e tastiere, tenendo botta anche quando imbraccia le sei corde. I brani dei due album precedenti erano spesso arricchiti da guest in studio, che qui ricompaiono sparati e leggermente alterati sotto forma di lunghi sample sopra al tappeto ritmico.

Sentiamo quindi Matias Aguayo in Ice Cream, Kazu Makino in Sweetie and Shag, e il contributo del guru Gary Numan in My Machines. Ma è con i pezzi strumentali dell’ultimo lavoro (“I dettagli della musica diventano l’intero significato del pezzo, racchiudono testi e storie” ci hanno detto prima del concerto) che il trio rapisce e smuove ulteriormente la platea. Tracce vibranti come The Yabba, Dot Com e Summer Summer dal vivo travolgono l’audience. Un’ora abbondante senza risparmiarsi, cadenzata da ritmiche aggressive, ripetizioni stranianti (un loro pezzo programmatico si intitola The Art Of Repetition) e spruzzate sintetiche per passaggi sul dancefloor, (“Ci piace passare il tempo nei club” ci raccontano), una miscela esplosiva per un concerto entusiasmante.

Cannibal Se-lecter

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