AnD: I Suoni Migliori Nascono nei Momenti più Difficili

0
769

Andrew Bowen e Dimitri Poumplidis, meglio conosciuti come AnD, sono uno degli act più interessanti dell’ondata industrial dance.
Inglesi, amanti della Techno anni ’90 vengono da quella che una volta fu ribattezzata Madchester, dal 2009 sferzano le piste a colpi di beats grezzi e corrosive atmosfere plumbee. Una visione steam-punk sostenuta da un attaccamento alla tecnologia analogica che li porta a produrre di getto, privilegiando l’impeto dell’istinto sulla forma. Il debutto avviene con uno split su Mindset, quindi, tra le altre, si aprono le porte di Horizontal Ground, Repitch, Black Sun rec., Hidden Hawaii. E’ imminente la loro prima uscita sulla Electric Deluxe di Speedy J.
Li abbiamo incontrati per conoscerli meglio.

Ciao ragazzi che ne dite se partiamo dall’inizio e ci raccontate com’è nato il vostro progetto?
AnD
nasce da una passione condivisa per un certo tipo di musica, ci siamo incontrati grazie a degli amici in comune quando ci trasferimmo a Manchester nove anni fa. Ci sono voluti due anni di reciproca conoscenza prima che decidessimo di iniziare a lavorare insieme.
Avete parlato di Manchester, una delle Capitali storiche della Club Culture mondiale, quali influenze avete ricevuto da questa città?
Riteniamo che la più grande fonte d’ispirazione della vita a Manchester sia l’essere circondati da un gran numero di produttori di talento capaci di coprire un vastissimo spettro di generi musicali.
Manchester è una città molto industriale, così traiamo suggestioni anche dall’architettura e dalle aree urbane intorno. Inoltre piove un sacco e questo ti permette di avere il tempo per chiuderti in studio a comporre.
Come descrivete il vostro suono?
Lo vorremmo descrivere diretto, elettronica distorta, da amare o odiare!

Attualmente la Techno flirta con rumori industriali viscerali e al contempo col sound design più raffinato, cosa ne pensate di questa tendenza?
Siamo molto aperti verso le persone a cui piace sperimentare con questi suoni industriali e duri, è qualcosa che ha sempre fatto parte di noi fin dai tempi della Warp records e della musica industriale delle origini propria di Throbbing Gristle, Cabaret Voltaire, DAF ecc.
Se le cose si mantengono perennemente uguali allora diventano noiose, così è importante che queste cambino ma allo stesso tempo vengono messe in circolo nuove idee derivate dai pionieri originali della musica industriale.
Crediamo che i problemi socio-politici da cui siamo costantemente circondati siano stati la scintilla per la diffusione di questi suoni.
E’ difficile non sentirsi arrabbiati o turbati per come sta andando il mondo intorno a noi. Le persone stanno cercando una soluzione per lasciarsi alle spalle tutta questa merda, e quale via migliore se non la musica?
Insieme a Tom Di Cicco avete dato vita alla Inner Surface Music. Come si è sviluppata questa collaborazione e qual’è la filosofia della label?
Abbiamo incontrato Tom quando Andrew lavorava presso la Eastern Bloc Records e diventammo buoni amici grazie alla nostra passione per la musica e Tom è davvero una delle persone più piacevoli che tu possa incontrare. Decidemmo di cominciare l’avventura della Inner Surface Music dopo esserci visti un po’ di volte ed aver lavorato in studio assieme.
Come label la Inner Surface Music spinge costantemente il sound che amiamo e in cui crediamo. Sentiamo l’importanza di rappresentare chi siamo, cosa siamo e cosa vogliamo sia l’etichetta. Fin dall’inizio abbiamo mantenuto un approccio misurato e pianificato le uscite con cura con artisti che apprezziamo e  rispettiamo davvero. Il 2013 è stato un anno fantastico per la label, abbiamo rilasciato due dischi Various ArtistsEP 1 & 2 ma ne siamo veramente fieri perchè attraverso questi EP abbiamo introdotto sei nuovi artisti ed una nuova direzione in termini di suoni ed estetica. Per il 2014 abbiamo pochi selezionati produttori che stanno lavorando su qualcosa di molto speciale quindi tenete gli occhi ben aperti!

In un mondo dominato da download illegali e file sharing selvaggio come fa un’etichetta underground a sopravvivere?
Noi stampiamo solo vinili sia come Inner Surface Music che con i white label AnD, in tal modo i veri collezionisti compreranno sempre i dischi.
Inoltre usiamo solo il vinile per i nostri dj set e Tom fa lo stesso, così la strategia funziona.
Cosa ci raccontate del vostro lavoro in studio? Come nasce un pezzo di AnD?
Tendiamo ad avere un flusso molto rapido, è qualcosa che abbiamo modificato nel corso degli anni e consiste nello scrivere una traccia in un’unica sessione.
Questo metodo si è dimostrato perfetto per noi, ci permette di avere un’idea globale del pezzo al di fuori della nostra testa e realizzare brani migliori.
Dovessimo ogni volta tornare a lavorare il giorno dopo su quanto già fatto quello prima lo rovineremmo senz’altro!
Quest’approccio ci piace perchè fa sì che tu non diventi troppo pretenzioso o manierista circa il tuo lavoro.
Cosa vi piace ascoltare fuori dai club?
A casa tendiamo ad ascoltare diversi stili musicali, ogni cosa dall’ambient e le colonne sonore alle band psichedeliche ed elettronica. Non importa tanto il genere, ognuno di essi ha buona musica, quanto piuttosto il trascorrere del tempo a cercarla e andare ancora più in profondità. Ci piacciono molto le cose a la William Basinski, i suoi album di loop disintegrati sono fantastici per l’ascolto casalingo, ti purificano la mente, è come fare meditazione con la musica. Artisti quali Moondog sono altrettanto ottimi, ha uno approccio unico al ritmo, alle armonie e al suono, una vera fonte d’ispirazione.
Abbiamo finito: prossime mosse?
A breve debutteremo con un EP sulla Electric Deluxe di Speedy J, e siamo molto eccitati! Siamo grandi fans di Speedy J fin dai ’90 così è un onore per noi aver ricevuto una richiesta di collaborazione dalla sua label. Inoltre abbiamo in programma un EP su Horo composto da tracce sperimentali sugli 85 bpm, e abbiamo appena finito un remix di No Ufo’s che uscirà per Nice Up International. Abbiamo poi molti altri progetti distribuiti nel resto dell’anno che non vediamo l’ora di presentare.

Federico Spadavecchia

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here