Beats Tips Boutique Vol. 23

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Lucy – Churches Schools and Guns Remixed (Stroboscopic Artefacts)
Il prossimo febbraio vedrà la luce il secondo album di Lucy intitolato Churches Schools and Guns. Per farci venire già l’acquolina in bocca e mettere in secondo piano l’attesa di Babbo Natale il boss della Stroboscopic Artefacts decide di giocare subito la carta dei remix (disponibili da fine gennaio).
Il package, molto goloso, riflette oscurità e tagli industrial ma anche un stato onirico assolutamente suggestivo.
Il primo rmx in ordine d’apparizione è quello di Shapednoise, ormai un nome di punta dell’industrial dance attuale, che scartavetra Catch Twenty Two con beats grezzi e angoscia, quindi tocca a un Donato Dozzy in versione esoterica evocare l’antico spirito della foresta pluviale attraverso i ritmi tribali di The Illusion Of Choice. Milton Bradley si cimenta con Laws and Habits e ne tira fuori una suite buia e meccanicamente palpitante, mentre Eomac per The Self As Another si affida ad un percorso di guerra in trincea disseminato di reminiscenze trancey anni ’90.

Indigo – The Storm EP (Samurai Red Seal)
Liam Blackburn detto Indigo viene da Manchester ed è metà degli Akkord, act rivelazione dell’anno nel panorama Uk rave.
In questa sua avventura in solitaria il mancuniano si addentra in profondità nelle rovine del suono post urbano inglese, tra coree abbandonate e nuvoloni spessi.
Breakbeats impartiti come colpi di kung fu, scontri infiniti che si concludono in pochi attimi (Volta), bushido e quello spettro ‘ardkore che non ha alcuna intenzione di trovar pace (Spirit Of The Winds insiema a Versa). Una ritmica jungle asciutta, essenziale, ibridata technicamente (Storm), si fa largo nella nebbia su una strada che finalmente si raddrizza guidata dalla sua voce interiore (Condition).

AnD – Kundalini (Electric Deluxe)
Andrew e Dimitri sono inglesi from Manchester e appartengono alla nuova scuola techno. Amanti appassionati delle tecnologie analogiche possono essere accumunati a Pariah e Blawan nelle vesti di Karenn: la loro ricerca prende le mosse dai maestri europei del genere (Surgeon, Regis, Dave Clarke, The Black Dog) e prosegue materilizzandosi in una fortezza sonora inespugnabile, dove ogni angolo è coperto da filo spinato e guardie armate.
Il titolo del disco rilasciato sulla label di Speedy J, sempre più centrale nella geometria della scena techno, è un riferimento alla tradizione tantrica e all’energia che è possibile richiamare a sè. In questo caso però non servono nè massaggi o meditazioni basta soltanto uno scantinato e un potente soundsystem.

Burial – Rival Dealer (Hyperdub)
A prescindere da ogni parola che se ne possa scrivere Rival Dealer è un disco destinato a suscitare dibattiti mortali tra gli estimatori del misterioso artista inglese e coloro che lo ritengono soltanto un genio del marketing.
In attesa dell’album che sicuramente farà più chiarezza sulla situazione, abbiamo tre canzoni da cui è possibile osservare il passaggio di Burial dalle ceneri garage sulle piste di rave e club all’analisi della dance passata alla radio (sia gli essential mix della BBC che Kiss fm nella sua fase pirata) durante l’adolescenza.
Il suono prende corpo, i synth si fanno anthemici così come le voci più vive e meno echi della memoria, canzoni estatiche impregnate dell’odore di moquette bagnata di birra tipico della sala pub di Bloc e Bang Face, luoghi dove anche il Dj più sperimentale può giocare con melodie Pop comunque funzionali ad un’investigazione archeologica.

Will Azada – Clichè (CGI Records)
Tre tracce nel segno di uno scintillante dark funk firmate Will Azada, Dj e produttore del Tennessee (esatto lo stato americano in cui Dan Peterson va ai parties in piscina strafatto di Lipton Ice Tea).
Wave acidula dallo stomp techno con linee di basso grasso e sinuose (Clichè), che diventano un movimento circolare a sincronizzare piedino e braccina (Michalski’s Theme) per finire in fraseggio da afterhour tra battiti house e nu disco.

He/aT – A Terrible Misunderstanding (He/aT)
Personaggio inglese ben conosciuto che come già ha fatto A Sagittariun sceglie l’anonimato per lanciare un nuovo progetto.
Qui abbiamo quattro tracce techno di grande impatto: atmosfere sci-fi, cannoni laser e cassa a propulsione atomica. Smuove ogni dancefloor.

Federico Spadavecchia

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