Buon Anno dal Cocoon Club

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“Di tutte le feste l’unica che mi piace davvero festeggiare è il Capodanno, perchè anche se con modi e in momenti diversi è la sola ricorrenza ad essere celebrata da tutti i popoli”, così rispose il poeta genovese Edoardo Sanguineti ad una di quelle irritanti domande poste da Fabio Fazio (dichiararsi out per apparire in, roba da chiamare di corsa Kevin

Kline e Frank Oz e dirgli di mettersi subito al lavoro…), e la cosa mi trova perfettamente d’accordo.

Tutti quanti a questo Mondo infatti abbiamo diritto ad un momento in cui oltre a buttarci alle spalle il peso delle fatiche di un ciclo appena concluso, troviamo la forza e la voglia di rincominciare da capo, pronti ad affrontare le sfide dei prossimi 12 mesi; e quale migliore occasione di una festa per realizzare tutto ciò?

Fare tabula rasa e ripartire, è un concetto assai caro a noi fanatici del clubbing: ballare tutta una sola notte per sentirsi vivi, per esaltare quella personalità che durante la settimana è sorvegliata speciale di feroci secondini quali lavoro, scuola, responsabilità assortite e razionalità incalzante.

Resist!!! incitavano gli Interstallar Fuggitives…

Le ragioni che spingono a festeggiare il Capodanno fanno appparire tutti un pò come i clubbers: certo molti si recheranno in piazza a brindare, altri invece preferiranno il cenone in famiglia, ed altri ancora, come il mio vecchio prof di filosofia del liceo, andranno a dormire di filato per raccogliere quanta più energia possibile, quindi ci sono quelli che vanno a ballare per celebrare un nuovo inizio.

“Volevo un luogo che potesse darmi la possibiltà di esprimermi e allo stesso tempo potesse infondere forza nella mia anima e in quella degli altri” tranquilli, a ’sto giro le parole non sono di un poeta, anche se effettivamente la definizione di vate gli calzerebbe a pennello, ma del guru della Techno Sven Vath che così spiegava l’apertura del suo club a Francoforte, il Cocoon, nonchè la mia meta per il 31/12.

Il perchè di questa scelta? La ricerca dell’atmosfera, nè più ne meno. Per una volta niente menate su line up, mode, nuovi generi musicali o qualsiasi altra belinata intellettuale ma solo ed esclusivamente il gustarmi un party in un ambiente ormai familiare insieme ad amici, belle ragazze e buona musica.

Con i miei compagni di viaggio aspettiamo la mezzanotte in riva al Meno, e quando è finalmente il momento degli abbracci e dello spumante scappiamo, come in una sorta di Cenerentola al contrario, verso la grande festa.

Entriamo nel locale che è ancora abbastanza presto, e sebbene fuori non ci fosse ancora la fila per entrare, all’interno la pista è già piena e vibrante con Karotte sul ponte di comando; stasera sarà lui ad avere il comando visto che il padrone di casa arriverà verso le cinque, poichè impegnato a suonare a Rotterdam.

Non ci occorre molto tempo per entrare nello spirito del party, rendendoci subito conto che l’obiettivo di questa sera è regalare armonia e sorrisi ai ballerini: la main room viene shakerata con energia dai battiti elettro minimal del Dj di Francoforte, che parte direttamente in quarta con la cassa squadrata e suoni corposi.

Nel Mickro, invece, è C-Rock a diffondere le good vibrations con melodie soffici e deep che, amalgamandosi con le luci ed il fumo delle sigarette (questo era l’unico spazio interno dedicato ai fumatori) hanno l’effetto di rapire le nostre menti, facendoci perdere in quella sottile nebbia di illusioni.

In giro per il club il pubblico è gasatissimo, e neanche il comportamento scorretto di qualche nostro connazionale (grazie al cielo pochi e alla fine dei conti fortunatamente innocui) può incrinare quella magica atmosfera. Rimettiamo piede nella sala grande e Karotte ha cambiato direzione: basta con i beats marcati, si riprende con suoni emotivi e cantati femminili.

Karotte è uno degli ultimi artisti Pop rimasti, il suo è un sound ammiccante con la giusta dose di drammaticità ed euforia per spiazzare gli ascoltatori e non farli mai smettere di ballare.

Piano piano le melodie prendono il sopravvento: il live degli Extrawelt è iniziato.

In bilico tra minimal, neotrance e reminiscenze proggy passiamo un’ora intensa a ballare e a sudare, con lo sguardo meravigliato rivolto all’incredibile animazione fatta di creature che stanno a metà strada tra il mondo dei sogni e quello dei fumetti. Intanto su zu fuss è il delirio collettivo, non c’è fighetta top model di serie A o tamarro di periferia che tenga, siamo un unico corpo in movimento dotato di un’identità a sè stante.

Karotte torna in da house e la tensione sale ai massimi livelli, è finalmente arrivato Herr Vath…

Il caro Sven, per amor del vero, portava ben evidenti i segni del festeggiamento precedente, ma è bastata la sua presenza per raccogliere tutti i presenti sotto la consolle a ricevere la sua benedizione. Sebbene negli ultimi anni la qualità dei suoi set sia inconfutabilmente diminuita, il suo carisma è diventato ancora più forte; come fosse un Capo di Stato prende il microfono e diffonde il proprio messaggio con l’intera folla attenta col naso per aria come se stesse parlando a tu per tu con ognuno di noi.

Peccato che sia troppo fuori di testa per proporre anche un set degno di lui.

Ormai si sono fatte le 6, l’anno nuovo è già iniziato e chissà quali altre incredibili notti ci riserva, staremo a vedere…per il momento voglio solo addormentarmi nel mio bozzolo di lenzuola con le immagini del Cocoon ancora fresche nella memoria…buon anno a tutti!!!

Federico Spadavecchia

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